Mangiare funghi per combattere il declino del cervello. Lo studio

Secondo un recente studio condotto dalla National University of Singapore, i funghi, grazie al loro contenuto di ergotioneina, contrastano l'insorgenza di deficit mentali legati all'età.

Mangiare funghi per combattere il declino del cervello. Lo studio

I funghi possiedono molte proprietà benefiche; oltre ad avere poche calorie (un etto di funghi fornisce da 20 a 26 calorie), i funghi sono ricchi di proteine.

Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della National University of Singapore e pubblicato su Journal of Alzheimer’s Disease, mangiare regolarmente funghi favorisce il mantenimento di un cervello attivo e giovane, riducendo il rischio di sviluppare deficit mentali.

Lo studio

Lo studio ha avuto una durata di ben sei anni (dal 2011 al 2017) e ha visto la partecipazione di oltre 600 individui di origine cinese con età superiore ai 60 anni. I ricercatori hanno analizzato le abitudini alimentari dei partecipanti che, dopo aver consumato i funghi, sono stati sottoposti a una serie di test fisici e neuropsicologici. Dai test è emerso che mangiare mezzo piatto di funghi a settimana (300 grammi circa) potenzia le capacità di concentrazione e memoria, oltre a dimezzare il rischio di disturbo neurocognitivo minore (MCI). Secondo i calcoli, le probabilità di sviluppare deficit calano infatti del 57%.

Questo effetto sarebbe da attribuire all’ergotioneina (EGT), un amminoacido solforato naturale con funzioni antiossidanti e antinfiammatorie, in grado di proteggere le cellule; gli esseri umani non possono sintetizzarlo da soli ma assimilarlo solo attraverso l’alimentazione.

I ricercatori hanno, inoltre, individuato le varietà di funghi maggiormente efficaci nel prevenire l‘insorgenza dell’Alzheimer e delle altre malattie degenerative del cervello. Tra questi, Enokitake (Flammulina velutipes), Pleurotus ostreatus, orecchione o fungo ostrica, Lentinula edodes, Agaricus bisporus (Champignon), funghi secchi e in scatola. 

Il professor Lei Feng,  a capo dello studio, ha commentato: “Questa correlazione è sorprendente e incoraggiante. Sembra che un singolo ingrediente della tavola, peraltro facilmente disponibile, possa avere effetti ragguardevoli sulle funzioni cognitive”.

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