Il noto social network Facebook è di nuovo (dopo quanto annunciato a fine Gennaio) impegnato sul tema della trasparenza in vista delle prossime consultazioni politiche e, a tale scopo, ha annunciato alcuni provvedimenti, già presi o da adottare il prossimo mese. Anche sul tema dei no-vax verranno adottate delle contromisure: nel frattempo, si prospetta una maxi multa, dalla FTC americana, per il caso Cambridge Analytica.
Le prime novità sul mondo Facebook vertono sul tema delle elezioni politiche, della disinformazione, e della trasparenza: in particolare, Menlo Park ha comunicato che, a partire dal prossimo mese, renderà pubbliche le API delle inserzioni politiche e, in tal modo, permetterà che anche studiosi, giornalisti, e organizzazioni no profit mettano a disposizione degli utenti degli strumenti che facciano loro capire come mai ricevono (o meno) certe pubblicità politiche. La decisione di Facebook fa seguito ad alcune recenti lamentele in merito, inoltrate da parte della Mozilla Foundation che, per mesi, ha fatto pressione su Menlo Park avvalendosi di un pool di giornalisti, accademici, esperti di tecnologie e diritti umani, arrivando persino a scrivere una lettera alla Commissione Europea.
Mozilla, tramite il suo vicepresidente delle politiche di advocacy (pressione), Ashley Boyd, nel mostrarsi soddisfatta per la decisione, ha aggiunto che Facebook dovrà vigilare sulla trasparenza delle inserzioni a carattere politico sia prima che durante le consultazioni politiche europee perché, a seconda di come si muoverà, o meno, ciò potrebbe impattare sugli esiti elettorali in due dozzine almeno di paesi.
Il nuovo responsabile della sicurezza di Facebook, Nathaniel Gleicher, intanto, ha comunicato l’esito di un repulisti, attuato su Facebook (168 account e 28 pagine) e Instagram (8 profili), in vista delle elezioni che si terranno in Moldavia, ex repubblica sovietica con una forte minoranza romena, il 24 Febbraio: la motivazione è che, in diverse Pagine ruotanti su temi molto sentiti in zona (la fusione con la Romania, l’insegnamento del russo), sarebbero state diffuse notizie false e tendenziose, in modo inautentico e coordinato, dato che – poi – tali notizie rimanderebbero a Pagine simili. Secondo quanto spiegato da Gleicher, l’impatto degli elementi rimossi sarebbe stato notevole visto che, su Instagram, 1.300 utenti avrebbero seguito almeno uno dei profili rimossi mentre, sul social in blu, sarebbero stati 54 mila gli account risultati tra i follower di almeno una delle Pagine defalcate.
Anche sul fronte dei no-vax Facebook è sul punto di serbare diverse novità. Da tempo gli esperti lamentano la presenza, su Facebook, di gruppi chiusi ai quali non sarebbe facile accedere, e nei quali verrebbero pubblicate notizie mediche inesatte o fantasiose (es. curare i presunti danni dei vaccini con dosi massicce di vitamina C), con la conseguenza che, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, per il 2019, la riluttanza a vaccinare sarebbe tra le 10 maggiori minacce alla salute globale. In particolare, un’esperta sul tema autismo e bambini, Fiona O’Leary, ha chiesto che Facebook piazzi almeno un controllore in questi gruppi per rimuovere la disinformazione, mentre il deputato democratico californiano Adam Schiff ha chiesto al social se accetti campagne pubblicitarie da attivisti e gruppi no-vax, cosa stia facendo per fronteggiare la disinformazione sui vaccini, e se le informazioni inesatte sul versante medico violino le sue policy.
La replica di Facebook è arrivata prontamente, con Menlo Park che ha precisato come siano allo studio misure aggiuntive per affrontare la questione, sostanziate nella modifica degli algoritmi, in modo da evitare che certi contenuti finiscano nelle ricerche, o che abbondino nei suggerimenti (es. anche in quelli relativi ai gruppi a cui iscriversi). Insomma, una politica di occultamento della disinformazione scientifica e medica simile a quella già messa in atto con le fake news.
Infine, le multe. Il Washington Post ha reso noto che la Federal Trade Commission americana, concluse le indagini sul caso Cambridge Analytica (ed il coinvolgimento di 87 milioni di account), avrebbe optato per una multa a Facebook, la cui entità potrebbe superare financo i 22.5 milioni di dollari richiesti a Google, sempre per violazione della privacy, nel 2012. Visto l’emergere di altri scandali simili nel corso delle indagini, le istituzioni americane sarebbero orientate su una sanzione da miliardi di dollari, il che ha indotto il social – tramite i suoi rappresentanti legali – ad avviare un patteggiamento nella speranza di limitare i danni.