La produzione del ghiaccio destinata alla preparazione di cocktail e granite non è un’attività semplice che può essere sottovalutata, dal momento che all’interno dei cubetti di ghiaccio possono annidarsi facilemente batteri e muffe, indigeste e pericolose per la salute. Questo succede probabilmente perché non sempre le macchine per la produzione del ghiaccio alimentare vengono sottoposte alle dovute operazioni di pulizia, manutenzione e sostituzione dei filtri.
I disturbi per la salute che ne derivano sono diarrea, disturbi gastrointestinali e altre patologie causate da batteri come escherichia coli, coliformi ed enterobatteri, che con il freddo del ghiaccio non muoiono ma al contrario si conservano e si moltiplicano.
In Europa non ci sono normative che regolano la produzione di ghiaccio. Per questo motivo l’Istituto nazionale per il ghiaccio alimentare (Inga) ha redatto un manuale di corretta prassi igienica per la produzione di ghiaccio alimentare, approfondendo gli aspetti igienici e di sicurezza alimentari legati alla produzione industriale di ghiaccio. Carlo Stucchi, presidente di Inga, ha spiegato: “Il nostro obiettivo è quello di garantire qualità, sicurezza e tracciabilità sia per chi con il ghiaccio lavora, pensiamo ai baristi ad esempio, sia a chi ne fa uso, e dunque a tutti noi consumatori”.
Il richiamo a Polo Nord Ice Cubes
Relativamente a questo tema, il 2019 inizia con un allarme: il ghiaccio Polo Nord Ice Cubes, uno dei più utilizzati in bar, pub e ristoranti, è stato richiamato dal Ministero della Salute ed è stato ritirato dal commercio a causa della presenza di batteri. La motivazione del richiamo che appare anche in una nota sul sito è dunque conta batterica fuori limiti.
Il lotto coinvolto è il numero 8130 con scadenza all’11/2019, venduto in sacchetti da due chili e prodotto nella sede di Pastrengo (Verona). L’allerta è stata diramata anche da RASFF, essendo il ghiaccio venduto anche a Malta. Per precauzione è stato raccomandato di non consumare il ghiaccio tritato con il numero di lotto indicato e restituirlo al punto vendita d’acquisto.