Da 15 anni si trovava in uno stato vegetativo persistente, condizione oggi considerata irreversibile, ma dopo la ‘‘stimolazione del nervo vago” un 35enne è ‘migliorato’, cominciando a dare piccoli segni di coscienza. A raccontare l’importante risultato è la rivista Current Biology.
La ricercatrice Angela Sirigu, direttore del gruppo di ricerca di neuropsicologia nell’Istituto di scienze cognitive di Lione, ha creduto alla possibilità di invertire lo stato delle cose stravolgendo quanto finora si credeva sull’esito di stati vegetativi permanenti.
L’uomo di 35 anni, infatti, è passato a uno stato minimo di coscienza, il primo segnale che caratterizza questo nuovo stato è la possibilità di muovere gli occhi, la reazione a stimoli esterni e il cambiamento dell’attività cerebrale, con la formazione di nuove connessioni nervose.
Lo studio dimostra, dunque, che una possibilità di recupero, anche se parziale, della coscienza è possibile anche quando sono ormai passati 10 anni di stato vegetativo, considerato irreversibile quando c’è assenza di coscienza ossia viene a mancare la consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante.
Lo studio della ricercatrice si è avvalso di un nuovo modo di stimolare il nervo vago. I ricercatori hanno cambiato lo stato di incoscienza del 35enne con una tecnica di stimolazione del nervo vago mai provata prima su questi pazienti: un pacemaker è stato impiantato da neurochirurghi nel torace del paziente, come già si fa in alcuni casi, tra questi l’epilessia. L’uomo, dopo un ciclo di stimolazioni, è uscito dallo stato vegetativo ed è entrato in uno stato di coscienza che anche se minimo, per la scienza è un grande risultato. Ora può muovere gli occhi e la testa a comando, seguire gli oggetti con lo sguardo e rispondere a stimoli che vengono dall’esterno.
Anche il suo elettroencefalogramma ha cominciato a rispondere registrando segni di attività neurale, assenti ormai da 15 anni; con la PET gli esperti hanno potuto verificare inoltre, la comparsa di connessioni nervose che prima non c’erano, segno che il cervello, dopo anni di stato vegetativo, resta plastico.
Angela Sirigu cercherà ora di applicare uno studio analogo su diversi pazienti per vedere meglio quali e quanti miglioramenti sono possibili stimolando il nervo vago e capire i meccanismi che vengono messi in atto.