Da lunedì 4 settembre l’offerta di lavoro pubblicata da Carpisa sul suo sito web ufficiale sta facendo adirare molti giovani italiani disoccupati e non. “Compra una borsa e vinci uno stage in azienda”, così recita il titolo dell’annuncio. Acquistando una borsa a scelta della collezione Carpisa, è possibile vincere uno stage di un mese nell’ufficio Marketing & Advertising della sede di Nola, in provincia di Napoli.
La nota azienda campana – che vanta svariate filiali in tutto il mondo – celebre per la vendita di borsette e trolley low-cost, ha deciso di mettere in palio uno mese di lavoro con delle clausole un po’ sui generis. Infatti il brand napoletano chiede dapprima di comprare una borsa della collezione autunno/inverno firmata da Penelope e Monica Cruz e, soltanto dopo la vendita, offre la chance di candidarsi e tentare la fortuna, auspicando di vincere il lavoro/stage.
La bufera social ha avuto origine per via dell’inconsueta modalità di selezione scelta da Carpisa. A molta gente non è piaciuto questo obbligo d’acquisto, poichè sembra che il posto di lavoro venga in qualche modo comprato e non meritato. Questo insolito ed opinabile annuncio – che potrebbe tranquillamente essere considerato anche solo come un concorso a premi – è rivolto a giovani fra i 20 e i 30 anni di entrambi i sessi.
Il famigerato concorso ha scatenato sui social network una vera e propria bufera: molti internauti hanno proposto di boicottare l’azienda non comprando più sue borse, altri hanno rivendicato i diritti sul lavoro. C’è chi invece lo reputa un ridicolo tentativo pubblicitario di pessimo gusto.
Non ci è dato sapere se l’intento del brand di pelletteria sia stato esclusivamente quello di proporre un posto di lavoro o di incrementare le vendite della nuova collezione. Resta il dubbio se sia stato corretto o meno inserire l’obbligo d’acquisto di una loro borsa per poter partecipare.
In tempi in cui i neolaureati sono vulnerabili e frustrati a causa della disoccupazione giovanile, forse quella di Carpisa non è stata un’idea molto brillante e astuta, visto e considerato che ha scatenato una vera e propria sommossa popolare contro il marchio.