Finalmente il Gange, il famosissimo fiume sacro indiano, potrà tornare a respirare un pochino dopo la sentenza che vieta la costruzione di edifici a scopo abitativo o industriale entro i 100 metri dalla riva. Certamente ci vorrà una bonifica appropriata per renderlo pulito definitivamente, ma questo è già un grande inizio.
E’ stata emessa il 13 luglio scorso la sentenza del Tribunale Nazionale Verde (Ngt) che vieta, entro i 100 metri della riva del Gange, la costruzione di edifici sia a scopo abitativo che industriale, istituendo, quindi, una vera e propria aria di non-sviluppo. Inoltre, la sentenza prevede anche che non sarà più possibile depositare rifiuti entro 500 metri dalle rive del Gange.
E’ una vera e propria svolta ecologica per un fiume famosissimo non solo per la sua sacralità ma anche per il suo elevato tasso di inquinamento. Tutto ciò è cominciato quando la Corte Suprema ha tolto al Gange il titolo di “entità vivente”, ovvero “persona giuridica” datogli dall’Alta Corte dell’Uttarakhand qualche mese fa.
La sentenza per il disinquinamento del Gange ha definito l’aria di non-sviluppo di 100 metri dalla riva solo per una zona compresa tra le città di Haridwar e Unnao, ma la fascia di 500 metri in cui non depositare rifiuti resta valida per tutta la lunghezza delle rive e se qualcuno infrange la legge dovrà pagare una salatissima multa di 50mila rupie, che equivalgono a 667,74 euro.
Inoltre, il tribunale ha invitato le autorità a rendere operativi il più presto possibile i progetti per il disinquinamento del fiume sacro, progetti già previsti in passato ma mai applicati, di cui il più importante è certamente la costruzione, entro due anni, di un impianto per il trattamento dei liquami della città e la pulizia delle tubazioni. Altri progetti importanti che dovranno essere messi in atto dalle autorità dell’Uttar Pradesh entro 6 settimane dalla sentenza è lo spostamento delle concerie del Jajmau in Kanpur al parco dei pellami di Unnao.
Infine, la svolta più importante è che la sentenza che ha obbligato gli stati di Uttar Pradesh e Uttarakhand a stabilire precise disposizioni per la celebrazioni dei riti sacri che dovranno essere non inquinanti sia sul Gange stesso che sui suoi affluenti.