Da un recente studio statunitense, pubblicato su PlosOne e condotto dai ricercatori del Kaiser Permanent Center for Health Disease di Portland, in Oregon, è emerso che le donne che sono state sottoposte a un intervento chirurgico a causa di una displasia della cervice uterina hanno probabilità più elevate di parto pretermine, quindi hanno maggiori probabilità (probabilità addirittura raddoppiate) di dare alla luce un bambino prematuro o con basso peso alla nascita.
Questa situazione farebbe aumentare ovviamente la necessità di ricorrere al parto cesareo.
Gli interventi chirurgici oggetto di discussione sono i seguenti:
- la procedura di escissione elettrochirurgica ad ansa, che prevede l’utilizzo di una sottile ansa, attraverso la quale fluisce energia elettrica, per asportare il tessuto anomalo;
- la conizzazione laser o a “lama fredda”, che prevede la rimozione di un cono o di una porzione della cervice, tagliandolo con un laser o con un bisturi.
Con displasia della cervice uterina si intende la formazione di cellule anomale sulla cervice, causata dal virus HPV. Nei casi più gravi, cioè quando la guarigione non è spontanea, le cellule vengono considerate “precancerose”, cioè come cellule che potrebbero, in assenza di trattamenti, condurre ad un cancro cervicale.
Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno considerato le gravidanze di ben 4.307 donne che non sono state sottoposte precedentemente a trattamenti chirurgici cervicali e le hanno poi confrontate con quelle di altre 322 donne, sottoposte invece a interventi chirurgici per rimuovere le lesioni pre-cancerose.
Ma non finisce qui. I ricercatori avrebbero osservato anche una triplicazione delle complicanze durante la gravidanza nelle donne che hanno partorito a distanza di appena un anno dall’intervento chirurgico in questione.
Allison Naleway, coautrice dello studio, ha dichiarato: “Le donne che hanno subìto un intervento chirurgico per asportare le lesioni pre-cancerose dovrebbero attendere un po’ di tempo prima di rimanere incinte, dal momento che è stato rilevato un aumento del rischio di parto pretermine nelle donne che sono diventate mamme entro un anno dall’operazione”.