I “superbatteri” sono batteri che si sono adattati diventando resistenti agli antibiotici. Questa resistenza è perlopiù frutto dell’abuso di antibiotici. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito i “superbatteri” una delle più grandi minacce per la salute dell’uomo, dal momento che la loro presenza comporta non poche difficoltà a curare anche quelle che sono profilassi per le infezioni di routine.
Secondo quanto riportato dalla rivista scientifica Nature Microbiology, un team du ricercatori australiani dell’Università di Melbourne, guidati da Shu Lam, avrebbe trovato il modo per sconfiggere i “superbatteri”. L’arma con cui combatterli è una molecola a forma di stella, non tossica per l’organismo, sintetizzata in laboratorio, il cui nome è SNAPPS (Structurally Nanoengineered Antimicrobial Peptide Polymers). Si tratta infatti di un peptide polimerizzato, ovvero un composto organico derivante dall’unione di due o più molecole di amminoacidi formanti una catena con parti uguali che si ripetono in sequenza. Secondo gli esperti questa molecola può favorire l’eliminazione dei “superbatteri” penetrando attraverso le pareti delle cellule oppure inducendo le cellule stesse ad autodistruggersi; il tutto senza danneggiare i globuli rossi.
L’obiettivo di questa ricerca è ovviamente quello di trovare delle alternative agli antibiotici attuali, per aprire quella che molti definiscono l'”era post-antibiotici”.
Per ora la SNAPPS è stata testata solo in provetta su sei differenti “superbatteri”.
Francesco Scaglione, professore di Farmacologia all’Università degli Studi di Milano, ha commentato: “La storia dei peptidi in chiave antimicrobica nasce più di dieci anni fa. Si tratta di composti che esistono in natura: per esempio alcuni insetti li producono proprio per difendersi dai batteri. Il limite dei peptidi è che sono formulati per essere utilizzati dalla specie che li produce e dunque possono risultare poco efficaci o addirittura tossici nelle altre specie, per esempio l’uomo. Inoltre questi composti funzionano bene contro i batteri gram-positivi e non contro i gram-negativi, che sono quelli che preoccupano di più in quanto sviluppano l’ormai nota resistenza ai farmaci”.