Il cervello sopravvive all’ibernazione: congelato e scongelato senza danni

Il cervello di un mammifero è in grado di sopravvivere al congelamento senza risultare danneggiato al momento di essere scongelato. La scoperta eccita i ricercatori ed apre scenari fantascientifici.

Il cervello sopravvive all’ibernazione: congelato e scongelato senza danni

Un’equipe di ricercatori americani è riuscita a congelare il cervello di un mammifero, e successivamente a procedere al decongelamento, facendo sì che il tessuto rimanesse perfettamente intatto. La straordinaria sperimentazione ha potuto confermare così la teoria che un cervello possa essere ibernato, e quindi scongelato, in totale sicurezza e senza guasti.

La paternità della scoperta, pubblicata sulla rivista Journal of Cryobiology, va a due ricercatori californiani i quali sono riusciti a compiere l’impresa utilizzando il cervello di un coniglio. Si è trattato di una scoperta fantastica, da molti considerata inaspettata, che ha eccitato enormemente gli studiosi.

Perché ora sembra aver aperto le porte a scenari fantascientifici e prima di allora apparentemente irrealizzabili. Nella fattispecie: sarà possibile compiere il passo successivo, e congelare un cervello umano vivo affinché si preservi nei secoli fino al risveglio?

Il problema principale è rappresentato dalle ingenti quantità d’acqua contenute all’interno delle cellule: le molecole d’acqua infatti, se allo stato liquido si trovano in ordine fluido, quando passano allo stato solido – con il congelamento – formano invece cristalli che si dispongono in maniera ordinata andando ad occupare più spazio.

Ciò comporta un aumento di volume, e quindi la rottura delle pareti cellulari con conseguente morte della cellula stessa. Come sono riusciti dunque i ricercatori Gregory Fahy e Robert McIntyre a congelare un cervello senza far sì che quest’ultimo riportasse danni permanenti ai tessuti? Semplice: sostituendo il sangue con una soluzione di aldeidi, che ha permesso il congelamento in sicurezza del cervello a -165°.

Certo, i critici puntualizzano che l’aldeide è una molecola tossica per l’organismo. Ma la straordinaria impresa dei due ricercatori della 21st Century Medicine promette già di aprire la strada ad un futuro, magari non troppo lontano, nel quale sarà possibile congelarci e scongelarci a nostro piacimento.

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