Come sappiamo, il 13 Novembre, la Francia è rimasta vittima di una serie di attentati che, colpendone la capitale in diversi distretti, hanno portato a un totale di circa 130 vittime (più diversi feriti). E’ evidente che qualche falla deve pur esservi stata nella normale routine dell’intelligence transalpina ma, allo stesso tempo, è probabile che i terroristi dell’Isis avessero ben imparato a camuffare le comunicazioni tramite le quali avevano organizzato le loro azioni criminali.
Qualche giorno fa, lo ricorderemo, si era parlato dell’eventuale uso, da parte dei terroristi coinvolti, delle PlayStation 4 e del loro network per organizzare gli attentati. La questione era stata quasi subito smentita e si era rivelata essere una bufala. In realtà chi ha concepito le stragi parigine non ha, presumibilmente, lasciato nulla al caso.
A darne conferma è, in queste ore, il “Combating Terrorism Center” di West Point che sarebbe venuto in possesso di un manualetto di 34 pagine distribuito dall’Isis ai suoi miliziani per occultare le loro comunicazioni e nascondere la loro posizione. Il documento in questione, realizzato dalla società di sicurezza kuwaitiana Cyberkov per proteggere l’identità dei giornalisti e delle loro fonti si è dimostrato versatile, purtroppo, anche per scopi assai meno raccomandabili.
Nello specifico il documento, ora nelle mani dei terroristi islamici, dissuaderebbe dall’uso di Facebook e Instagram, insicuri per la privacy, e dall’utilizzo dei più diffusi servizi VOIP. Skype, ad esempio, conterrebbe una backdoor per le forze di polizia ed anche Viber e Tango non sarebbero tanto più sicuri.
Cosa usare, dunque, per essere sicuri di non essere beccati? A parte i VPN finlandesi ed i servizi per criptare l’hard disk, la guida in questione raccomanda l’uso dei servizi Apple. iMessage, quanto a messaggeria, sarebbe sicuro perchè “nè i governi, nè le aziende corporate e neppure la stessa Apple hanno accesso, né possono monitorarlo” mentre, in tema di telefonia web based, viene consigliato FaceTime perchè, non avendo neppure la Apple autorità su di esso, non è possibile che l’azienda di cupertino le registri le chiamate e le passi alla giustizi americana.
Tenendo conto di questo, la doverosa tutela della privacy personale appare difficilmente difendibile dai tentativi di governi, modifiche costituzionali alla mano, di accedere anche nella nostra più intima sfera privata. Gli americani ne fecero già le spese col Patriot Act, che ora tocchi anche alla Vecchia Europa?