Qualche settimana fa, prima ancora della tragedia di Parigi, era stato un altro attentato a richiamare l’attenzione dei media. Un Airbus A-321 della compagnia russa Kolavia/Metrojet era esploso in volo, mentre sorvolava il Sinai, causando la morte di circa 224 persone.
L’episodio in questione, inutile dirlo, ha causato una serie di reazioni a catena non di poco conto. Molti turisti, infatti, hanno preso d’assalto gli aeroporti con l’intenzione di tornare immediatamente a casa e ciò non è stato possibile per molti giorni visto che diverse compagnie aeree avevano bloccato i voli da e verso il Sinai (in particolar modo verso l’aeroporto internazionale di Sharm).
Col passare del tempo la sicurezza negli scali è salita a livelli di guardia con sempre maggiori controlli sui bagagli che vengono depositati nella stiva: secondo le prime ricostruzioni, infatti, l’airbus in questione sarebbe esploso a causa di una bomba caricata a bordo proprio tra i bagagli.
Anche le compagnie aeree si stanno mobilitando per incrementare la sicurezza nei voli e per evitare, in futuro, tragici eventi come quello citato a inizio articolo. A riportarne la notizia è stato Ugo Salerno, AD del gruppo Reina, il quale – in un meeting genovese sul tema dello shipping – ha annunciato l’uscita sul mercato – per il 2016 – del “Fly Bag”, una sacca in tessuto speciale che dovrebbe rendere il trasporto merci a prova di bomba.
Il Fly Bag, coperto brevetto internazionale e approvato dall’Agenzia Europea per la Sicurezza dell’Aviazione (AESA), è costruito con materiali tessili e compositi e permette di resistere agli alti carichi dinamici e termici generati da una potenziale esplosione a bordo. La scelta dei materiali, inoltre, renderebbe particolarmente leggera questa sacca, consentendone – appunto – l’uso in un contesto aeronautico: nello specifico, il progetto Fly Bag verrà cadenzato in 3 versioni.
Una per le stive degli aerei a fusoliera stretta (in uso nelle tratte regionali, come gli Airbus), una per i veicoli a fusoliera larga (adoperati nelle tratte intercontinentali), ed una, infine, per tutti quei casi in cui l’ordigno fosse caricato nelle cabine passeggeri.