Un farmaco anti-asma per trattare le malattie neurodegenerative

Grazie ad un recente studio condotto a livello internazionale potremmo in futuro contrastare la perdita delle funzioni cognitive e addirittura alcune malattie neurodegenerative, semplicemente utilizzando un farmaco anti-asma

Un farmaco anti-asma per trattare le malattie neurodegenerative

Un recente studio internazionale, coordinato da Ludwig Aigner dell’Università Medica Paracelsus di Salisburgo e pubblicato sulla rivista “Nature Communications”, che ha coinvolto tra l’altro anche un gruppo di ricercatori italiani guidati da Maria Pia Abbracchio dell’Università Statale di Milano, sembra aprire nuove prospettive per quanto riguarda la cura delle malattie neurodegenerative.

Infatti i ricercatori, nell’ambito di questo studio, hanno scoperto che il Montelukast, un farmaco anti-infiammatorio utilizzato da diversi anni per la trattare l’asma, potrebbe far regredire l’invecchiamento cerebrale e contrastare la perdita delle funzioni cognitive, favorendo dunque il ringiovanimento del cervello. Dunque, proprio per queste ragioni, il medicinale potrebbe essere utilizzato anche per il trattamento delle malattie neurodegenerative.

Per arrivare a questa scoperta, i ricercatori hanno posto un gruppo di topi anziani (con più di 20 mesi di vita) in una vasca piena di acqua insieme a dei topi giovani (4 mesi di vita circa). In un punto della vasca hanno posizionato una piattaforma e i topi dovevano memorizzare la sua posizione e imparare ad arrampicarsi su di essa.

Ovviamente i topi più giovani ci riuscivano con molta meno fatica rispetto a i topi più anziani. Ma, somministrando per sei settimane ai topi anziani il Montelukast, le loro prestazioni sono risultate migliorate, grazie ad una riduzione sostanziale del grado di infiammazione cerebrale e alla formazione di nuovi neuroni nell’ippocampo, zona del cervello a cui si devono le capacità di apprendere e memorizzare.

Lo studio è però stato condotto per ora solo su animali e quindi la Abbracchio ha precisato: “Il processo per i trial sull’uomo è lunghissimo perché bisogna dimostrare tutto e possono volerci anni. Quando il farmaco è già impiegato sull’uomo si possono fare studi clinici mirati più brevi. Si può saltare la fase sul volontario sano e ci sono casi in cui i farmaci vengono somministrati off label, cioè per un’indicazione terapeutica diversa da quella originale”.

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