Evolocumab, un nome strano e di difficile nella pronuncia, ma cosi si chiama il nuovo farmaco anticolesterolo ben tollerato dall’organismo, un anticorpo monoclonale interamente umano che inibisce la proproteina convertasi, una proteina che riduce la capacità del fegato di rimuovere dal sangue il colesterolo LDL, ovvero il colesterolo cattivo.
Già approvato dalla Commissione Europea per la sua commercializzazione in Europa il 21 luglio scorso, sarà utilizzato per il trattamento in pazienti con colesterolo non adeguatamente controllato per i quali è richiesta un’importante riduzione delle LDL. E’ passato quindi un anno dagli studi di estensione a lungo termine della molecola che ora include pazienti che non tollerano le statine. Afferma Francesco Di Marco, Amministratore Delegato di Amgen: “nell’arco di pochissimi mesi evolocumab ha ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio della Commissione Europea, primo anticorpo monoclonale per il trattamento dell’ipercolesterolemia a raggiungere questo traguardo, e l’approvazione dell’FDA”.
Presentata a Londra, in uno dei congressi più autorevoli a livello scientifico internazionale, un importante mole di dati che hanno confermato l’innovazione e la validità in termini di efficacia, sicurezza e tollerabilità del nuovo farmaco. Dati che hanno purtroppo anche evidenziato ancora una volta, quanto questa patologia sia sotto diagnosticata e ancor peggio non adeguatamente trattata.
In Italia i dati sono più che allarmanti, ogni anno infati muoiono circa 300 mila persone per problemi cardiovascolari, ciò significa 34 persone ogni ora. Ci sono migliaia di pazienti con patologia grave, per loro è impossibile aspettare e oggi spesso non ci sono altre strade terapeutiche. Per questo i ricercatori, confortati i dati e le approvazioni ottenute, hanno iniziato ad interloquire con le autorità istituzionali, allo scopo di trovare finestre di accesso, anch’esse innovative, che possano mettere il farmaco a disposizione dei pazienti prima che sia concluso l’iter di rimborsabilità del SSN. Aggiunge Francesco Di Marco: “Non stiamo pensando a un programma di uso compassionevole, ma a un modo nuovo di collaborare con le istituzioni, nazionali e regionali, in maniera costruttiva e rispettosa dei ruoli e delle esigenze, con il comune intento di trovare un modello in grado di coniugare sostenibilità del sistema e accesso alle migliori opzioni terapeutiche per il paziente. Un nuovo modello che speriamo possa diventare realtà a breve”.