Molto spesso mi arrivano in ambulatorio persone che sono state sveglie tutta la notte per un disturbo molto diffuso soprattutto nelle donne in età fertile: la cistite. Si tratta di un improvviso bruciore quando si fa pipì, accompagnato da stimolo continuo ad urinare e spesso da urine torbide o addirittura rosse.
E’ un disturbo comune, specie nelle donne che anatomicamente sono soggette a questa patologia perché i batteri contenuti nelle feci risalgono verso l’uretra e poi in vescica o addirittura si trasmettono attraverso le pareti di utero e vescica. Molto spesso si accompagna a stitichezza che favorisce il proliferare dei batteri nelle feci. Nell’uomo, invece, è spesso associato ad ipertrofia prostatica, quindi coinvolge di solito età più avanzate.
Il rimedio più immediato è l’assunzione di un antibiotico o di un disinfettante urinario, visto che il disturbo è talmente fastidioso che non si riesce ad attendere il risultato di un’urinocoltura che ci dirà quale batterio ci ha causato la cistite. Gli antibiotici più indicati sono i fluorochinoloni e il disinfettante urinario più efficace è la fosfomicina. Effettuata la cura, dopo quattro o cinque ore di solito c’è il netto miglioramento, ma essa va mantenuta per almeno tre giorni. A questa terapia si deve accompagnare molta acqua (almeno un litro e mezzo al giorno) e, se è presente, si deve combattere la stitichezza con molte fibre (prugne, verdure cotte e crude, frutta, crusca).
A volte la cistite ritorna. Anche spesso e diventa ricorrente e fastidiosa. Allora è necessario fare una cura preventiva con estratti di Cranberry, un frutto rosso il cui estratto rende le urine acide e impedisce il proliferare dei batteri all’interno della vescica. Esiste in capsule e bustine e va preso tutti i giorni per un mese, poi dieci giorni al mese per almeno tre mesi.