L’Alzheimer si potrebbe trasmettere da persona a persona

Secondo una ricerca londinese una delle malattie neurodegenerative più diffuse, l'Alzheimer, potrebbe trasmettersi, in particolari condizioni e attraverso determinate procedure mediche, da persona a persona.

L’Alzheimer si potrebbe trasmettere da persona a persona

Una scoperta a dir poco allarmante riguarda l’Alzheimer, a cento anni dal primo caso riconosciuto. Secondo uno studio recente effettuato dai ricercatori dell’University College di Londra, pubblicato sulle riviste “Science” e “Nature”, l’Alzheimer potrebbe essere infettivo, o meglio potrebbe essere trasmesso da paziente a paziente, attraverso alcune procedure mediche e in determinate situazioni.

I ricercatori ritengono infatti che la malattia di Alzheimer potrebbe essere stata trasmessa in questi anni a 8 persone in seguito alla somministrazione dell’ormone della crescita estratto dall’ipofisi, la ghiandola posta alla base del cranio, di cadavere e contaminato con le proteine responsabili della malattia (prioni). Otto autopsie mostrano un solo paziente privo della proteina dell’Alzheimer.  L’idea di base è che tracce di queste proteine potrebbero aver prodotto nel cervello di questi 8 individui le placche caratteristiche dell’Alzheimer. Infatti gli 8 individui, nessuno escluso, erano stati trattati in passato con l’ormone della crescita estratto da cadavere, pratica molto comune soprattutto in Gran Bretagna nell’arco temporale che va dal 1958 al 1985. A sostegno di questa ipotesi vi è però anche un altro fatto piuttosto strano: tutte e otto le persone avevano tra i 36 e i 51 anni al momento del decesso, dunque erano molto giovani per presentare una malattia degenerativa come l’Alzheimer.

L’autore di questo studio, il professor Collinge, ha commentato: “Lo studio suggerisce dunque che persone sane esposte a un trattamento con ormone della crescita da cadavere possono essere a rischio di malattia di Alzheimer iatrogena e di angiopatia amiloide cerebrale, così come di malattia di Creutzfeldt-Jakob iatrogena, man mano che invecchiano”.

Ovviamente,  come sottolineano gli stessi ricercatori, prima scuotere il mondo delle malattie neurodegenerative con la certezza della veridicità di una notizia del genere, dovranno essere condotte ricerche ulteriori e più approfondite su questa probabile connessione e sui possibili metodi di trasmissione dei prioni (strumenti chirurgici, trasfusioni di sangue).

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