Arriva dalla birra una speranza per alleviare il morbo di Parkinson, una malattia degenerativa del sistema nervoso che oggi si verifica in molti soggetti ancor prima che in passato. Alzheimer e Parkinson sono diventate due malattie che possono colpire chiunque, ma per le quali al momento non esiste una cura risolutiva e definitiva.
A peggiorare le cose è la verifica che negli ultimi anni l’età di esordio del Parkinson si è ulteriormente abbassata, e oggi sono frequenti i casi di Parkinson giovanile. Per l’Alzheimer la situazione è ancora più complicata, e al momento non è disponibile una cura che ne può rallentare l’evoluzione. La ricerca continua ad andare avanti e forse tra qualche anno si potrà stabilire una terapia in grado di risolvere anche parzialmente questo grave problema.
Una delle ultime novità che riguarda proprio le scoperte in questo settore è l’individuazione di un composto della birra, del luppolo per la precisione, che pare sia in grado di proteggere le cellule cerebrali. La ricerca è ad opera dei cinesi ed è stata finanziata dalla Lanzhou University e dalla National Science Fondation della Provincia di Gansu. Questo composto sembra sia in grado di contrastare sia Alzheimer che Parkinson. La ricerca è ancora alla prima fase e i risultati sono stati ottenuti su cellule cerebrali umane coltivate in laboratorio.
Gli autori della ricerca hanno dunque testato la sostanza presente nel luppolo sulle cellule cerebrali umane e hanno accertato che è iin grado di proteggere i neuroni: questo risultato potrebbe far affermare che questa sostanza ha il potere di rallentare anche in maniera piuttosto sensibile lo sviluppo delle malattie neurologiche.
Al momento sono solo teorie, ed è chiaro che la ricerca continua in attesa di ottenere altre verifiche più sostanziali. Occorrono infatti ancora tanti studi e approfondimenti su questo settore per cercare di capire meglio gli ulteriori sviluppi e dare un senso ai risultati di uno studio di laboratorio. In ogni modo, lo studio cinese rappresenta un buon punto di partenza per poter un giorno formulare una terapia adeguata che sia in grado di rallentare l’evoluzione della malattia. Indubbiamente occorrerà ancora tanto tempo prima che ciò possa verificarsi, ma pare che la strada sia stata tracciata e in maniera piuttosto positiva.