I due famosi stilisti italiani Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono stati alla Central Saint Martins School di Londra, considerata la scuola di moda e di designer più prestigiosa al mondo. L’obiettivo iniziale della visita dei due stilisti, invitati da Fabio Piras, direttore del master, era tenere una “Lecture” mediata dalla giornalista Sarah Mower, ma la cosa che più ha elettrizzato i due è stato incontrare e conoscere i giovani che costruiranno la moda di domani.
Domenico Dolce e Stefano Gabbana si sono da subito mostrati curiosi e sbalorditi davanti ad un ambiente, quello della Central Saint Martins School, fatto di colori, cartoni, fili, manichini e luci.
Secondo Fabio Piras “La scuola aiuta, ma è un appetizer. Poter raccontarsi e ascoltare chi lavora veramente è per i ragazzi fondamentale. Ogni anno arrivano sempre meno preparati è vero, perché l’uso della tecnologia porta via tempo ad altro, ma l’ingenuità con la quale affrontano il corso è la grande freschezza”.
Facendo tesoro delle parole di Piras, un’ora prima di entrare nell’aula magna gli stilisti incontrano singolarmente gli studenti e li ascoltano. Uno studente cinese mostra loro i suoi lavori, sfogliando il suo libro di creazioni. Domenico Dolce poi chiacchiera a lungo di giacche con un ragazzo kazako e corregge un suo errore su una giacca imbastita su un manichino. Il ragazzo ringrazia e il suo nome finisce, insieme a quello di altri ragazzi e ragazze, su un’agenda con la seguente raccomandazione “Quando hai finito fatti vedere a Milano”.
Nella conferenza successiva Dolce e Gabbana spiegano inizialmente che cos’è la moda per loro: la moda è amore, la moda anticipa il futuro, la moda è un’espressione libera come il vento, che deve portare fuori il carattere di ognuno. Il discorso si sposta poi sulla loro storia, il loro incontro, i primi successi, le sfilate e la Sicilia.
Ad esempio Domenico Dolce ricorda e condivide con i ragazzi questo simpatico aneddoto: “Dopo il diploma alla Marangoni consultai le pagine gialle per capire dove andare. Il primo nome era Armani e mi presentai. Mi dissero che avrei dovuto telefonare. Allora uscii, entrai in un cabina telefonica e feci il numero. Poi tornai e dissi: ho telefonato. Ricordo la moquette bianca e una passatoia bianca: camminavo in punta di piedi! Fui preso da un altro Giorgio, Correggiari, e cominciai”.