Il professore di immunobiologia e patologia al College of Medicine dell’Università dell’Arizona, Richard Ablin, nel 1970 Richard Ablin ha scoperto l’antigene specifico prostatico (PSA). Uno studio pubblicato nel 2004 ha rilevato che alcuni uomini, nonostante avessero un livello di PSA inferiore a 4, potevano avere un tumore alla prostata. Da allora alcuni medici ritenevano opportuno sottoporre a intervento chirurgico di biopsia già quando i livelli erano superiori a 2,5.
Purtroppo il valore del PSA non indica nulla, perché il tumore prostatico è riscontrabile anche in uomini con PSA inferiore a 1. Quindi non esiste un livello che garantisce che la malattia non c’è, e non esiste nemmeno una soglia precisa per indicare quando fare la biopsia. La biopsia prostatica non è una comune biopsia: per farla il medico va a tentoni, e preleva senza indizi precisi dei campioni (da 6 a 12) con un ago fine per ricercare appunto il tumore.
Per sfortuna sono tanti gli uomini che muoiono di cancro alla prostata ed, infatti, è la terza causa di morte nei maschi in Italia. La percentuale di morte per un americano medio è del 3%, mentre la probabilità di diagnosi è del 16%. Sembra che il merito di ciò sia dovuto alla sovra-diagnosi, che offre un alto livello di guarigione.
Il punto però è questo: maggiore è il numero di screening prostatico, maggiore è il numero di biopsie effettuate e quindi ancora maggiore è il numero di tumori identificati. Ma lo screening non è capace di distinguere i tipi di tumore, e perciò una volta individuato è necessario intervenire, con la conseguenza che poi ci sarà la chemio o la radioterapia
I danni derivati dalla chirurgia eseguita alla prostrata sono enormi, e spesso non vengono chiaramente spiegati al paziente prima dell’operazione. Alcuni tra di essi sono disfunzione erettile, incontinenza e altri problemi gravi. Il dottor Richard Ablin (scopritore del PSA), ha spiegato in un editoriale su The New York Times del 9 marzo 2010, dal titolo “The great prostate mistake” che la sua scoperta ha portato ad un vero e proprio “disastro di salute pubblica motivato dal profitto”.
E ha anche aggiunto che la comunità medica deve rinunciare all’uso inadeguato del PSA nello screening. Anche il dottor Otis Brawley responsabile medico dell’American Cancer Society, è dello stesso parere e dice: “Con il test del PSA avete 50 volte più probabilità di rovinarvi la vita che di salvarla”.