Uno studio italiano pubblicato su Osteoporosis International ha ipotizzato che il legame che collega diabete e osteoporosi sta in una sostanza chiamata C-peptide. Lo studio ha stabilito per la prima volta al mondo, in donne non diabetiche, il legame tra la quantità di C-peptide nel sangue e la tendenza a sviluppare osteoporosi.
Questo importante risultato è frutto della collaborazione tra 3 strutture del gruppo ospedaliero San Donato: lo studio è stato coordinato da Carmine Gazzaruso, in collaborazione con l’Irccs ortopedico Galeazzi di Milano e l’Irccs Policlinico San Donato, ed ha coinvolto anche le università di Catanzaro, Padova e Milano.
Dalla ricerca è emerso che, nelle donne analizzate è stata rilevata una correlazione tra i valori di C-peptide nel sangue e un parametro della Moc, ovvero l’esame che indica la struttura dell’osso. I ricercatori hanno visto che più il C-peptide è basso e minore è la densità dell’osso, quindi la predisposizione all’osteoporosi è maggiore.
Gli scienziati hanno anche dedotto che questi dati potrebbero spiegare perché tra malati di diabete di tipo 1 con una carenza di C-peptide correlata alla mancanza di insulina, si verifica un aumento di osteoporosi. Invece le persone con diabete di tipo 2, con livelli di insulina e C- peptide alti, presentano un osso meno propenso a sviluppare fratture.
Gazzaruso ha detto: “L’unicità del nostro studio sta nel fatto che la correlazione tra il C-peptide e la densità ossea è stata dimostrata in donne non diabetiche e tutte in menopausa, cioè prive dell’influenza di due importanti condizioni ormonali che avrebbero potuto, in teoria, falsare la correlazione”.
Il C-peptide, che sembra non avere funzioni specifiche, è una proteina prodotta nel pancreas dalle cellule beta che producono l’insulina, ed è immesso nel torrente ematico in egual misura dell’insulina, ma essendo una sostanza più stabile viene utilizzato per misurare la quantità di insulina fabbricata.
L’esito della ricerca apre nuove prospettive e la strada per nuovi studi, e Gazzaruso ricorda: “Anzitutto suggeriscono un potenziale ruolo fisiologico del C-peptide nella regolazione dell’attività dell’osso, che potrebbe essere protettivo se il C-peptide si mantiene nel range di normalità, ma potrebbe risultare dannoso qualora il livello della proteina fosse basso o alto”.