Negli ultimi giorni sono stati segnalati nuovi casi di scabbia in Italia, che hanno messo in allarme per la ricomparsa di una malattia che sembrava ormai quasi dimenticata. E’ però opportuno non generalizzare e non creare inutili preoccupazioni spesso ingiustificate. La scabbia è spesso associata a scarse condizioni igieniche, ma in Italia si può curare e guarire facilmente senza problemi.
La scabbia infatti non è altro che una malattia infettiva della pelle, causata dalla presenza di un microscopico organismo, l’acaro Sarcoptes scabiei. Questo microrganismo si pone sotto la cute provocando un enorme prurito. Il prurito è originato dal fatto che l’acaro, e di solito la femmina, scava una sorta di fessura nell’epidermide all’interno della quale ogni giorno depone le uova. L’OMS sostiene che la scabbia è una infezione molto comune nei bambini.
La malattia in effetti colpisce maggiormente le persone che abitano in scarse condizioni igieniche, e dai dati del 2009 emerge che nel mondo ne soffrono circa 200 milioni di persone, mentre In Italia dai 3 mila casi del periodo 1989-2000 si è passati ai più di 5 mila del 2003.
La scabbia si trasmette attraverso il contatto diretto con la pelle di una persona infetta, e i sintomi si manifestano dopo quattro o sei settimane, con prurito intenso, eruzioni cutanee e cunicoli sottocute. Le parti più colpite solitamente sono mani, piedi, polsi, gomiti, schiena, ma anche glutei e genitali esterni. Eseguire la diagnosi sulla scabbia è semplice per un dermatologo che ha cura di osservare la presenza dei cunicoli che l’acaro ha cominciato a scavare sotto la pelle.
La cura della scabbia in un singolo soggetto è un’operazione che coinvolge tutta la famiglia, soluzione necessaria per interrompere il ciclo di contagio. Guarire è quasi certo nella maggior parte dei casi, ma è indispensabile una terapia d’urto che sconfigga il parassita. Infatti, è necessario somministrare a livello cutaneo dei farmaci antiparassitari, tra cui quello più utilizzato è il medicinale a base di permetrina.
Se il caso è di lieve entità basterà una sola somministrazione mentre invece se il caso è grave il trattamento deve essere continuato per almeno una settimana. In commercio ci sono anche dei farmaci da somministrare per via orale come l’ivermectina ma è sconsiglito utilizzarla per i bambini.