A tre mesi dall’attentato alla redazione della rivista satirica “Charlie Hebdo” (7 gennaio 2015), in cui hanno perso la vita dodici vittime, esce un libro postumo scritto dal direttore della redazione stessa, Charb, intitolato “Lettera aperta agli imbroglioni dell’islamofobia che fanno il gioco dei razzisti” (Les Echappés editore).
L’autore aveva finito di scriverlo alcuni giorni prima della sua morte; egli voleva, attraverso questo libro, mettere a tacere tutte le voci che consideravano la sua rivista “razzista e islamofoba” a causa delle ripetute provocazioni nei confronti dei musulmani e far, quindi, chiarezza una volta per tutte (alcuni estratti del testo sono stati pubblicati in esclusiva da “Le Nouvel Observateur”).
Il direttore si difende considerando le due accuse assolutamente false ed ingiuste, e accusa, a sua volta, l’ex presidente della repubblica Nicolas Sarkozy, per aver aperto il dibattito sull’identità nazionale nel 2009, riscattando le volontà più insolenti dei francesi. Egli accusa, inoltre, le organizzazioni islamiche francesi di aver imposto il principio di islamofobia per spingere tutte le vittime di bullismo a convertirsi al musulmanesimo, e i razzisti (di questi ultimi dice: “questi stranieri o francesi di origine straniera saranno sempre indicati come responsabili di tutti i mali”). Rimprovera, inoltre, i mezzi di informazione per aver “fomentato” il fenomeno, a causa di “pigrizia” e/o attrazione per gli interessi commerciali.
Difendendosi dalle accuse ricevute, Charb afferma che “il problema non sono né il Corano né la Bibbia, ma il fedele che legge il Corano o la Bibbia come si leggono le istruzioni di uno scaffale Ikea: se non le segui alla lettera l’universo crolla” e aggiunge “affermare che si può ridere di tutto, tranne di alcuni aspetti dell’islam perché i musulmani sono molto più permalosi del resto della popolazione, che cos’è se non una discriminazione?”, rivendicando la sua completa libertà di pensare e scrivere ciò che vuole, persino vignette satiriche nei confronti dell’Islam.
Il libro, probabilmente, non sarà sufficiente a convincere i critici di Charb – o semplicemente coloro che non condividevano le sue idee – delle sue buone intenzioni (difatti, i francesi razzisti sicuramente non hanno smesso di esserlo da un momento all’altro!).
Il problema di fondo sono la frattura che attraversa la Francia e il fenomeno dell’immigrazione, “piatto prelibato” per la gran parte dei politici che sicuramente non rinuncerà ad esso in nome dell’unità nazionale e dello spirito di solidarietà. L’importante è che il direttore di Charlie Hebdo sia riuscito a chiarirsi e a precisare i suoi concetti a differenza di molti suoi colleghi che non hanno avuto questo privilegio.