La campagna lanciata a fine 2012 in Australia, che prevede la messa in vendita di pacchi di sigarette anonimi con le immagini shock dei danni provocati dal fumo, sta avendo i suoi primi effetti. I pacchetti, dal design volutamente ‘cupo’ (come ad esempio il colore stesso della confezione, olivastro), nel loro primo anno di vendita hanno portato ad un radicale aumento di coloro i quali decidono di smettere di fumare.
La normativa, come detto messa in vigore in Australia a fine 2012, fu un’idea del passato governo laburista, che decise di mostrare le immagini dei danni ai vari organi che il fumo può provocare, senza alcuna censura: immagini crude, che a quanto pare hanno fatto breccia nel cuore dei fumatori. Secondo una ricerca condotta dal Cancer Council of Victoria, infatti, nel solo 2014 il consumo di tabacco è diminuito del 12,2%.
Il sondaggio è stato condotto su un campione di 5.000 australiani adulti e 6.000 studenti medi, che sono intervistati prima e dopo l’introduzione della normativa. Inoltre, altro punto importante a favore di questa iniziativa, a differenza di quanto sostengono i colossi del tabacco l’introduzione della normativa non ha portato ad un aumento della vendita di sigarette illecite.
Quest’ultimo punto, in particolare, ha favorito – e non poco – le campagne anti-fumo, come afferma Todd Harper, il direttore del Cancer Council of Victoria: “Sono state smascherate le tattiche intimidatorie dell’industria del tabacco, che hanno fatto pressione contro la normativa sostenendo che avrebbe favorito il mercato nero”, che continua: “ora i pacchetti non sono più attraenti per gli adolescenti“, data la riduzione di attrattiva, dimostrata ancora da questa ricerca, di quattro delle cinque marche di sigarette più popolari fra gli adolescenti in Australia.
Grande risultato, quindi, soprattutto fra i giovani, ma è lo stesso Harper a metterci in guardia dalle possibili contromosse dell’industria del tabacco, che secondo Harper ora “intensificherà gli sforzi globalmente per cercare di persuadere i governi a non introdurre i pacchetti anonimi”.