Tecnica ThuLEP per operplastie prostatiche benigne

Sono positivi i primi risultati, presentati al Congresso Mondiale di Endourologia, emersi in seguito alla sperimentazione della nuova tecnica ThuLEP per il trattamento della operplastia prostatica benigna

Tecnica ThuLEP per operplastie prostatiche benigne

Da poco è stato presentato al Congresso Mondiale di Endourologia di Londra, tenutosi fino al 4 ottobre, un trattamento laser in grado di migliorare sensibilmente la vita dei pazienti maschi che purtroppo soffrono di operplastia prostatica benigna (ingrossamento benigno della ghiandola prostatica), un disturbo che ad oggi, considerando solo il nostro Paese, colpisce annualmente circa 40.000 uomini con un’età superiore ai 50 anni.

Finora, come già accennato, l’unica soluzione possibile per questa patologia era rappresentata dall’intervento chirurgico (TURP), che può però provocare sanguinamento, infezioni post-operatorie, tempi di ripresa più lunghi, difficoltà ad avere rapporti sessuali.

Ma da oggi, grazie ad un team di ricerca guidato da Luca Carmignani, primario di Urologia al Policlinico San Donato di Milano, le cose potranno cambiare: è stata infatti trovata un’alternativa efficacie alla chirurgia, la tecnica ThuLEP. Questa tecnica rivoluzionaria consiste in una sorta di “lifting” della prostata, effettuato mediante il laser al tullio realizzato dall’azienda italiana Quanta System; il trattamento in questione è indolore e può essere eseguito tranquillamente in giornata.

In una fase di sperimentazione, sono stati sottoposti al trattamento ThuLEP ben 110 pazienti; è stata poi fatta una valutazione sui pazienti a 3-6 mesi dal trattamento, registrando un miglioramento dei sintomi urinari, immutata potenza sessuale ed erezione.

Luca Carmignani ha commentato: “Grazie a questa nuova tecnologia è possibile regalare benessere ad una ampia fascia della popolazione maschile, che ora potrà vivere una rassicurante continuità della propria attività sessuale. L’utilizzo del laser rappresenta una innovazione di grande impatto sotto il profilo medico e anche sociale”.

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