Studenti bocciati in materia di prevenzione

Dalla campagna "Non fare autogol", promossa in primis dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), è emersa una scarsa conoscenza dei giovani italiani in materia di prevenzione.

Studenti bocciati in materia di prevenzione

Le malattie si sconfiggono innanzitutto con l’informazione e la prevenzione (il 40% dei tumori è causato da scorretti stili di vita e fattori di rischio modificabili), ma in molti, in particolare i giovani, sembrano trascurarla o non darle la giusta importanza. Questo è quanto emerge dalla campagna “Non fare autogol” dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), durata sei anni, che ha visto la partecipazione come testimonial di allenatori (tra cui Massimiliano Allegri) e calciatori famosi della serie A e B.

Nel corso di questa campagna sono stati somministrati dei questionari con domande su stili di vita e prevenzione dei tumori agli studenti delle scuole superiori italiane. Dalle risposte ottenute sono emersi dei dati piuttosto preoccupanti, presentati al Ministero della Salute: il 78% dei ragazzi intervistati non è a conoscenza del fatto che bisogna consumare almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno; il 32% pensa che le sigarette light non siano pericolose; il 54% ritiene che le lampade solari incrementano la resistenza al sole e dunque proteggono la pelle; un quinto dei quindicenni è sovrappeso e il 3,7% è obeso; un terzo dei quindicenni consuma alcol; il 50% delle ragazze quindicenni ha già fumato sigarette; il 24,9% dei quindicenni non ha l’abitudine di fare la colazione. In conclusione, più del 50% dei giovani intervistati non è risultato sufficientemente preparato in materia di prevenzione.

Carmine Pinto, presidente dell’Aiom, ha dichiarato: “Abbiamo coinvolto poco meno di 3.000 istituti, incontrato e dialogato con centinaia e centinaia di docenti e dirigenti scolastici, migliaia e migliaia di giovani, diffuso oltre un milione di opuscoli. Abbiamo trovato una scuola non molto preparata. Nel resto del mondo occidentale si cerca di dare un’educazione nelle scuole, perché tutto questo impatta sulla salute della popolazione 20 anni dopo. Serve un intervento più organico di tutti gli attori, dai medici alle istituzioni”.

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