Scoperto l’enzima killer che favorisce l’ictus

Una ricerca tutta italiana, condotta presso l'Università "La Sapienza" di Roma, ha portato all'individuazione di un'enzima, chiamato Nox2, che contribuisce all’occlusione dell’arteria carotide e quindi all'ictus.

Scoperto l’enzima killer che favorisce l’ictus

Un team di ricercatori dell’Università “La Sapienza” di Roma, coordinato da Francesco Violi, direttore della Prima Clinica medica del Policlinico Umberto I di Roma, ha scoperto un’enzima killer, chiamato Nox2, il quale contribuisce all’arteriosclerosi e quindi all’occlusione dell’arteria carotide, che porta il sangue al cervello. Sarebbe dunque lui il principale responsabile dell’ictus (o apoplessia), che costituisce una causa di morte molto comune nel nostro Paese.

Infatti l’ictus si verifica proprio quando l’afflusso di sangue diretto al cervello all’improvviso viene interrotto a causa della chiusura o della rottura di un’arteria (nel primo caso si parla di ictus ischemico, nel secondo di ictus emorragico), cosa che a sua volta avviene per la formazione dentro un’arteria della placca aterosclerotica.

Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno esaminato per un periodo di ben cinque anni un gruppo di persone (perlopiù bambini) affette da carenza ereditaria di attività di questo enzima, cioè persone con malattia granulomatosa cronica, sia con deficit completo sia con deficit parziale. Si tratta di una malattia piuttosto rara, che colpisce un individuo su un milione.

I ricercatori hanno scoperto che lo spessore della loro carotide era minore se confrontato con quelli di chi aveva un’attività normale dell’enzima. Inoltre in questi pazienti le arterie si dilatano anche di più.

I dettagli della ricerca sono stati pubblicati online su Atherosclerosis Thrombosis Vascular Biology, la rivista scientifica ufficiale dell’American Heart Association.

Francesco Violi ha spiegato: “Attualmente ci sono molecole sperimentate negli animali che hanno dimostrato che inibendo l’enzima si riduce la placca aterosclerotica. Adesso bisognerebbe passare allo studio nell’uomo”.  E ha aggiunto: “La disponibilità dei bambini malati e quella delle loro famiglie è stata fondamentale per arrivare a questa importante scoperta. Per questo vorrei ringraziarli per la loro preziosa collaborazione, come vorrei ringraziare il gruppo IPINET che ci ha permesso di studiare i bambini con malattia granulomatosa cronica”.

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