Sbadiglio lungo o corto? Ecco perché rivela quanto si è intelligenti

Lo sbadiglio è stato un fenomeno che ha sempre rappresentato un grandissimo enigma per medici e ricercatori. Ma uno scienziato statunitense è riuscito a mettere in stretta correlazione questa manifestazione con il livello di intelligenza di un individuo.

Sbadiglio lungo o corto? Ecco perché rivela quanto si è intelligenti

Lo sbadiglio è un riflesso respiratorio che per interi millenni ha rappresentato un vero cruccio per medici e scienziati in ogni parte del globo: su questa curiosa manifestazione quotidiana (e sulla sua peculiare contagiosità) sono stati condotti centinaia di studi approfonditi, ma nessuno finora è mai riuscito ad identificarne esattamente le cause.

Di norma si tende a valutare lo sbadiglio come un sintomo di stanchezza, di stress, di noia o persino di fame, ma finora nessuno aveva pensato di metterlo in diretta correlazione con l’intelligenza. Almeno fino a quando il professor Andrew Gallup non ha rivoluzionato il modo di intendere questo enigmato fenomeno fisiologico.

Il professor Gallup, docente alla State University of New York at Oneonta, ha infatti rivelato un qualcosa che finora era sempre sfuggito ai ricercatori che si erano occupati di studiare gli sbadigli: la loro durata è sintomatica del livello di intelligenza del soggetto sbadigliante. In altre parole, più a lungo dura uno sbadiglio, più chi lo fa è intelligente.

Si tratta di una scoperta da prendere con le pinze, certo, eppure i dati raccolti da Gallup e dai suoi collaboratori non mentono: lo sbadiglio – o meglio, la sua durata – permette di valutare il peso del cervello e (soprattutto) il numero di neuroni che compongono il suo strato più esterno. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Biology Letters, e porta le firme di diverse autorità internazionali del settore.

Stando ai risultati ottenuti, è emerso come i primati tendano ad effettuare sbadigli più prolungati rispetto a quelli manifestati da altre specie animali come ratti, volpi e conigli, e ciò – secondo le indicazioni di Andrew Gallup e soci – è dovuto proprio alla maggiore complessità cerebrale dell’organismo in questione.

Ciò è valido in particolar modo partendo dal presupposto che lo sbadiglio abbia una funzione termoregolatoria del cervello (teoria già avanzata proprio da Gallup, uno dei massimi esperti di sbadigli al mondo, circa un anno fa), sebbene permangano i soliti dubbi riguardanti le effettive cause di questa manifestazione.

Per giungere a queste conclusioni, Gallup ha visionato 205 sbadigli effettuati da 177 soggetti appartenenti a 24 diverse specie animali, concludendo che la media della durata di uno sbadiglio umano è di sette secondi, e decresce a seconda della specie (sei per gli elefanti, cinque per scimpanzé e cammelli).

Non si tratta comunque dell’unico risultato bizzarro quando si parla di valutazione dell’intelligenza: uno studio condotto presso l’Università di Madrid aveva già evidenziato come i bambini che faticano ad addormentarsi siano in media più intelligenti di quelli che riescono a dormire serenamente, così come uno studio pubblicato su Language Sciences ha reso noto che l’utilizzo di terminologie scurrili e colorite non è sintomatico di un vocabolario povero (Sgarbi ne sa qualcosa).

L’ateneo del Minnesota ha inoltre recentemente messo alla luce come le persone disordinate manifestino in media maggiore creatività e capacità di pensiero laterale rispetto ai maniaci dell’ordine, poiché “impegnati a riflettere su altro e dunque non interessati a perdere tempo per sistemare il caos“.

Ricerche queste ultime che contribuiscono a sottolineare quanto sia variegato, multiforme e potenzialmente ancora impossibile da stimare in ogni sua sfaccettatura, quello straordinario tool di sopravvivenza che ci limitiamo a definire – nel linguaggio comune, e per amor di sintesi – intelligenza.

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