Lo strascico più grande che la crisi globale ha portato con sé, è probabilmente quello relativo all’inasprimento della povertà in molte regioni del mondo, Italia compresa. Nel nostro Paese infatti è stato registrato un boom di suicidi ricollegabili alle difficoltà economiche negli ultimi tre anni, con un numero sempre maggiore di persone che hanno deciso di togliersi la vita a causa dell’impossibilità di garantire cibo ed un tetto sulla testa ai propri figli.
Ciò è dovuto gran parte ai numerosi tagli sia agli stipendi, sia al forte incremento dei licenziamenti; fattori che hanno flagellato l’industria del lavoro, lasciando a bocca asciutta milioni di italiani. A quantificare il danno causato dalle scelte catastrofiche di banchieri ed economisti nel nostro Paese ci ha pensato la Food Poverty Food Bank Aiuti alimentari e inclusione sociale, che attraverso una scrupolosa indagine ha reso noto che in Italia circa 1 persona su 10 soffre di povertà alimentare, e non ha i mezzi per garantirsi pasti regolari.
Snocciolando le stime nello specifico, emerge che circa 14 famiglie italiane su 100 non hanno i fondi per potersi permettere un’alimentazione equilibrata, e del 10% di italiani che soffrono di povertà alimentare almeno 1 milione e 300.000 cittadini sono minorenni. La ricerca, condotta con la collaborazione di Fondazione Deutsche Bank Italia e PwC, è stata presentata quest’oggi all’EXPO di Milano.
La causa principale della povertà alimentare, diretta conseguenza delle difficoltà economiche, nell’80% dei casi è stata la perdita del lavoro: 4 su 5 tra le persone che soffrono la fame in Italia, sono in quella condizione dopo essere stati licenziati.
Gli altri Paesi industrializzati d’Europa sorridono, ma non troppo: la situazione è leggermente migliore in Francia, dove a soffrire di povertà alimentare è il 7,4% della popolazione, mentre analizzando i dati raccolti in Spagna, emerge che solo il 3,5% dei cittadini iberici soffre attualmente la fame.