Pericolo strongiloidosi per chi cammina a piedi nudi

Se avete l'abitudine di camminare a piedi nudi all'aperto fate attenzione alla strongiloidosi, una malattia causata dalla penetrazione (attraverso contatto cutaneo) nel corpo umano del parassita Strongyloides stercorari.

Pericolo strongiloidosi per chi cammina a piedi nudi

Sin dall’infanzia ci hanno ripetuto che, al fine di evitare virus, batteri e parassiti (responsabili perlopiù di raffreddori e influenze), è necessario mantenere occhi, naso, orecchie e bocca sempre puliti e lontani da potenziali focolai di infezioni. In realtà, come sottolinea anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), esistono dei parassiti capaci di penetrare nel corpo umano attraverso il semplice contatto cutaneo, anche in assenza di lesioni.

Tra questi parassiti si ricorda lo Strongyloides stercorari, il quale rappresenta una grave minaccia per coloro che hanno l’abitudine di camminare a piedi nudi. Questo parassita, dal colore bianco-rosato e dalle dimensioni ridottissime (dagli 8 ai 13 mm), si trova principalmente nei terreni umidi, dal momento che per lo sviluppo delle sue uova è necessaria una temperatura di circa 25°-30°C. Lo Strongyloides stercorari è un parassita dell’uomo, dei canidi e dei felidi.

Ma perché questo parassita è così tanto temuto? Perché, una volta penetrato nel corpo umano attraverso la pelle, si immette nel circolo sanguigno, raggiungendo in primis i polmoni, fino ad arrivare all’epiglottide e, attraverso la deglutizione, allo stomaco e all’intestino tenue. La patologia, se non diagnosticata tempestivamente, porta alla proliferazione eccessiva delle larve, che, in numero così tanto elevato, possono compromettere irrimediabilmente l’organismo (si parla in questo caso di strongiloidosi disseminata, mortale nel 50% dei casi).

Diagnosticare la malattia non è affatto facile, dal momento che i sintomi sono piuttosto generici (prurito, dolori addominali, difficoltà respiratoria); la diagnosi viene infatti effettuata con la ricerca delle larve nelle feci.

Per curare la malattia il farmaco che viene attualmente utilizzato è l’ivermectina, che purtroppo non è commercializzata in Italia.

Sebbene con la diffusione dell’igiene e l’utilizzo abituale delle calzature questa infezione stia diventando sempre meno comune, nel mondo essa colpisce ancora 370 milioni di persone (perlopiù persone anziane, bambini o persone particolarmente fragili), appartenenti soprattutto a Paesi in via di sviluppo.

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