Le temperature basse provocano un aumento del rischio di infarto

Uno studio canadese svolto in questi anni dall'Università di Manitoba di Winnipeg ha dimostrato che le temperature basse fanno male al cuore e provocano un aumento del rischio di infarto STEMI.

Le temperature basse provocano un aumento del rischio di infarto

L’estate è ormai alla fine e le temperature calde ben presto lasceranno il posto a quelle della stagione autunnale prima e invernale poi, decisamente più fresche. Ma vi siete mai chiesti che effetto faccia il freddo al cuore umano?

Un recente studio canadese, presentato in occasione del Congresso Europeo di Cardiologia e condotto dai ricercatori dell’Università di Manitoba di Winnipeg, guidati da Shuangbo Liu, sembra darci una risposta più che soddisfacente. Lo studio in questione dimostra che le temperature fredde non fanno bene al cuore, anzi farebbero addirittura aumentare il rischio di infarto: ogni volta che la temperatura si abbassa di 10 gradi le probabilità di essere colpiti da un infarto con elevazione del tratto ST (STEMI) aumentano circa del 7% (gli infarti STEMI sono quelli provocati dall’inaspettata rottura di una placca nelle coronarie e per questo sono anche quelli più gravi, quelli che più facilmente conducono alla morte). Per quanto riguarda invece la neve non sembra un fattore di rischio.

Per arrivare a questi risultati, i ricercatori hanno analizzato i casi di infarto STEMI (1817 casi in totale) che si sono verificati negli ultimi sei anni a Winnipeg, una tra le aree più fredde del mondo (qui la temperatura nel 1879 ha raggiunto il record di -47). Quello che i ricercatori hanno scoperto è che nelle giornate in cui le temperature massime erano inferiori allo zero, i tassi di infarto sono risultati pari a 0,94/giorno, invece in quelle in cui le massime superavano lo zero tale tasso è risultato più basso e pari allo 0,78/giorno.

Questa scoperta potrebbe anche ragionevolmente portare alla possibilità di prevedere, con un anticipo di circa 2 giorni, gli eventi infartuali o comunque alla possibilità di attenuare, tramite delle terapie, l’effetto delle temperature sul rischio di infarto.

Shuangbo Liu ha sottolineato: “Il nostro è il primo studio che si concentra su questo tipo di infarto, collegandolo alle condizioni atmosferiche. I criteri diagnostici per questo evento non sono cambiate negli ultimi 20 anni e quindi i nostri dati sono consistenti”.

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