Epatite C, indagine della procura sui mancati fondi necessari per le cure

Il pm Guariniello ha avviato un'indagine per chiarire la mancanza dei fondi necessari ad assicurare ai malati di epatite C la costosissima terapia (40 mila euro). E' stato aperto un fascicolo a carico di ignoti

Epatite C, indagine della procura sui mancati fondi necessari per le cure

Il procuratore  torinese Raffaele Guariniello Omissione ha avanzato due ipotesi di reato con lesioni colpose: il fascicolo è stato aperto un mese fa a carico di ignoti sui costi sostenuti dalle Regioni per assicurare ai pazienti che soffrono di epatite C il Sofosbuvir.

Il superfarmaco costituisce parte indispensabile di un trattamento che guarisce totalmente dalla malattia, ma che costa quasi 40 mila euro. La procura torinese, però, ha detto che le Regioni non hanno ricevuto dallo Stato i fondi per assicurare le terapie ai malati che fanno parte del territorio di competenza, e nel caso del Piemonte sono almeno duemila pazienti.

Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, aveva precisato nei mesi scorsi di avere raggiunto un accordo per avere uno sconto sul prezzo del medicinale, per garantire a tutti l’accesso alla terapia. Secondo il magistrato, invece, le Regioni hanno solo garantito le cure ai casi più gravi, ma non hanno ricevuto l’aiuto dallo Stato il numero reale dei pazienti che soffrono di questa patologia. Infatti, in Piemonte i casi di epatite C sono circa 2 mila e sono appena 100 malati attualmente trattati con il superfarmaco, mentre altri 600 sono ancora in lista d’attesa. In tutta Italia i malati di epatite C sono circa un milione e mezzo e 30 mila di essi avrebbero bisogno della terapia urgentemente.

L’Aifa ha replicato alle accuse dicendo sostiene che le notizie diffuse sul  prezzo del ‘superfarmaco’  “sono imprecise”. E aggiunge: “Per il farmaco Sovaldi l’Aifa ha concluso un accordo negoziale a un prezzo medio di gran lunga più basso di tutta l’Europa. I pazienti attualmente registrati in trattamento con questo farmaco sono oltre 7.000 anche se permangano preoccupanti variabilità regionali”.

E ancora L’Aifa sostiene con fermezza che non è assolutamente vero che lo Stato non ha stanziato le risorse e nemmeno il fatto che devono arrivare ai singoli centri è vero. La legge parla di prodotto rimborsabile e dato che il contratto con la azienda farmaceutica è fatto secondo un accordo per prezzo/volumi più pazienti richiedono il trattamtanto e minore sarà il costo. E l’Aifa conclude dicendo: “Chi non sta prescrivendo o dispensando il farmaco nonostante i pazienti rientrino nei criteri identificati dall’Aifa dovrà assumersi le responsabilità di una simile scelta”.

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