Dalla Cina arrivano i primi embrioni geneticamente modificati

La Cina ha cominciato gli esperimenti per modificare geneticamente gli embrioni umani, allo scopo di correggere un raro difetto genetico. Nature e Scienze si ribellano, e si rifiutano di pubblicare lo studio per motivi etici

Dalla Cina arrivano i primi embrioni geneticamente modificati

E’ stata la Cina la prima nazione a rompere la “barriera etica” che aveva finora vietato la sperimentazione genetica su embrioni umani. La ricerca in questione è stata condotta dai ricercatori della Sun Yat-sen University di Ghuanzhou, ed ha subito scatenato una bufera senza precedenti: basti pensare che due riviste come Science e Nature, leader nel settore delle informazioni riguardanti ricerche e sperimentazioni scientifiche, si sono categoricamente rifiutate di pubblicare lo studio in questione per “motivi etici”. Cosa che invece non ha fatto la rivista Proteine & Cell, che è stata ben lieta di annunciare l’evento secondo quanto pubblicato dalle fonti di Ansa.it.

Mediante una controversa tecnica di editing genetico conosciuta con il nome di CRISPR/Cas9 i ricercatori cinesi, capeggiati dal famoso genetista Junjiu Huang, hanno dato il via alla sperimentazione sull’embrione allo scopo di modificare artificialmente un gene (la beta globina) responsabile di una rara malattia (conosciuta come beta talassemia), e trovare così una “cura preventiva” per contrastare sul nascere il suo sviluppo. La sperimentazione ha reso necessario l’utilizzo di 86 embrioni “di scarto”, ovverosia non trapiantabili, dei quali solo 71 sono sopravvissuti al processo. Al contempo, alcuni di questi embrioni hanno comunque presentato mutazioni non intenzionali (non specificamente stimolate dai ricercatori), cosa che ha ulteriormente rafforzato l’idea di quanto questa tecnica sia ancora acerba ed imprevedibile.

Di quei 71 sopravvissuti però, soltanto una minima parte ha reagito come i ricercatori speravano, mentre in tutti gli altri il gene incriminato non è stato modificato efficacemente. Un fallimento confermato anche dagli stessi autori della ricerca, che hanno così commentato i risultati finali dell’esperimento: “Se si vuole utilizzare questa tecnica sugli embrioni, la percentuale di successo deve essere vicina al 100%. Per questo ci siamo fermati, pensiamo che sia ancora troppo presto”.

Dopo il via alla sperimentazione sui primati dell’anno scorso insomma, è stata definitivamente sfondata anche l’ultima porta, ovverosia quella riguardante le modifiche genetiche apportate direttamente ad embrioni umani. Sebbene sia necessario specificare che gli embrioni utilizzati dagli scienziati contenessero al loro interno due copie di set cromosomici maschili, e fossero pertanto incapaci di dare origine alla vita (da qui la terminologia colloquiale di “ormoni di scarto”). George Daley, della Harvard Medical School di Boston, si è espresso così in merito a questa ricerca: “Dovrebbe essere un monito severo per qualsiasi professionista che ritenga pronta la tecnologia per provare a sdradicare i geni responsabili di malattie ereditarie”.

Il futuro insomma è ancora tutto da scrivere e da scoprire; ma un primo, importantissimo passo è stato fatto in quella direzione.

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