Se di solito siamo abituati a sentire e a leggere sui giornali che un cane ha salvato il proprio padrone, ecco una storia al contrario, protagonisti un cane e il suo padrone, ambientata nel distretto di Wimmera, nello stato Victoria, in Australia.
Il cane, Jack, stava per morire e deve la vita al suo padrone, Glen Rowe, allevatore di pecore.
Da diversi anni il piccolo Jack è l’amico fidato di Rowe: nel badare e governare il gregge lo aiuta in modo davvero eccellente. Rowe racconta la collaborazione tra lui e il suo cane con queste parole: “Jack è il mio collaboratore più in gamba. Per un allevatore è molto importante avere un braccio destro di cui fidarsi, soprattutto con le pecore. E il mio cane è il migliore“.
Un brutto giorno però è successo un incidente ed il fidato collaboratore era sul punto di morire. Jack, infatti, stava seduto sulla moto in movimento, quando ha perso l’equilibrio cadendo a terra, il guinzaglio si è stretto sempre più alla gola e strangolandolo gli ha fatto perdere i sensi.
Subito Rowe ha cercato di rianimarlo con dei massaggi cardiaco, che non hanno avuto alcun risultato. Si rendeva conto che non c’era tempo da perdere chiamando aiuto, ed ha improvvisato una respirazione artificiale simile a quella che insegnano per gli esseri umani, soltanto che stavolta doveva essere bocca-a-muso, lo racconta lo stesso allevatore: “Ho messo la mia mano sul suo naso e ho soffiato più volte, fino a quando Jack non ha ricominciato a respirare“.
Un gesto venuto spontaneo, davvero molto lontano dal carattere di Rowe, come lui stesso ci tiene a sottolineare: “Non sono uno di quelle persone che si fanno leccare dal proprio cane. Ma non potevo fare diversamente perché conosco l’amore per gli animali e capisco quanto è importante nella mia vita“.