#thefashionduel: la moda dice basta all’inquinamento delle acque

Sembra proprio che anche il settore della moda stia seriamente iniziando a pensare all’ambiente e lo fa aderendo al Detox di Greenpeace. Tra i primi in classifica in questa “gara per il verde” troviamo tra gli altri, Valentino, Benetton, Adidas, Burberry

#thefashionduel: la moda dice basta all’inquinamento delle acque

Sembra proprio che anche il settore della moda stia seriamente iniziando a pensare all’ambiente e lo fa aderendo al Detox di Greenpeace.

A livello mondiale sono 30 le aziende che lavorano nel campo della moda e del tessile che si sono già schierate contro l’utilizzo indiscriminato di sostanze tossiche negli abiti. Insieme a marchi famosissimi quali Valentino e Benetton troviamo, infatti, alcune tra le più importanti aziende del tessile quali Italdenim, Zip, Besani, Berbrand, Tessiture Attilio Imperiali, il Gruppo Miroglio, Canepa e Gritti Group.

Chiara Campione, project leader della campagna #thefashionduel, ha dichiarato: “La Sfilata Detox di quest’anno mostra come 16 aziende della moda stiano già eliminando alcune delle sostanze chimiche più pericolose, ad esempio gli interferenti endocrini come perfluorurati, ftalati e nonilfenoli etossilati. Ma hanno anche iniziato a rendere noti i dati sull’inquinamento provocato dai loro fornitori su una piattaforma pubblica garantendo così, alle popolazioni locali, di sapere cosa viene scaricato nelle loro acque. Ormai è evidente a tutti che è possibile produrre vestiti meravigliosi senza inquinare. Oggi il 10 per cento della filiera produttiva di vestiti e scarpe, a livello globale, è impegnato a eliminare le sostanze tossiche. Detox si sta imponendo come una nuova tendenza. E siamo particolarmente orgogliosi che delle trenta aziende che hanno preso l’impegno Detox ben dieci siano italiane. Pessimo invece è il voto che diamo a marchi di casa nostra come Diesel, Versace e Dolce & Gabbana”.

È ovvio che Greenpeace continuerà a verificare tutti questi impegni presi anche nel prossimo futuro. Perché, di questi tempi, fermare l’inquinamento delle acque è una questione davvero di primaria importanza, soprattutto in alcuni paesi. Si pensi, per esempio, alla Cina, dove quasi il 50 per cento dell’acqua di superficie non è potabile e il 64 per cento dell’acqua di falda nelle principali città risulta molto inquinata, a livelli allarmanti. Di tutto ciò è, in parte, responsabile anche l’industria tessile cinese, visto che contribuisce con una percentuale del 10 per cento all’inquinamento industriale delle acque.

Tra i primi in classifica in questa “gara per il verde” troviamo Valentino, Benetton, Adidas, Burberry, C&A, Esprit, G-Star Raw, H&M, Inditex, Levi’s, Limited Brands, Mango, M&S, Primari, Puma e Fast Retailing. Agli ultimi posti, si classificano, invece, Armani, Bestseller, Diesel, D&G, Gap, Hermes, Louis Vuitton, Metersbonwe, Pvh, Vancl e Versace.

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