Laureato in Legge molla tutto e ora guadagna 150 euro per 20 minuti di lavoro

Sta facendo notizia negli ultimi giorni la confessione di Francesco Mangiacapra, giovane laureato in Legge il quale ha abbandonato il sogno di diventare avvocato per improvvisarsi gigolò: un lavoro molto più soddisfacente.

Laureato in Legge molla tutto e ora guadagna 150 euro per 20 minuti di lavoro

Il lavoro perfetto? Quello che permette di coniugare al meglio una passione con l’esigenza di procacciarsi da vivere, affermano in molti. Ma di questi tempi sembra che l’ipotesi di riuscire a trovare un lavoro “che piaccia” sia circoscritta a pochi fortunati, mentre la maggior parte degli italiani è spesso costretta a fare scelte molto meno appassionanti pur di portare a casa ogni mese la celeberrima pagnotta.

Chi non è in questa situazione è però Francesco Mangiacapra, rampante laureato in Legge il quale, di recente, ha sconvolto molti luoghi comuni relativi alla professione di avvocato prendendo inaspettatamente un’altra strada. Francesco è residente a Napoli e, dopo la laurea, aveva iniziato il consueto praticantato in uno studio legale partenopeo.

Le sue aspettative erano quelle di poter trovare nel breve-medio termine un impiego all’altezza delle sue ambizioni ma, come spesso accade, tra sogno e realtà si è aperto un abisso. E’ infatti bastato molto poco a Francesco per capire che quel lavoro non avrebbe fatto per lui: anni e anni di gavetta, da portantino del caffè o dispensatore di fotocopie, per provare (forse verso i 40 o i 50) ad ottenere l’abilitazione all’esercizio ed aprire un proprio studio legale.

Senza nemmeno la certezza di un – pur sudatissimo – lieto fine. Si era fatto due conti in tasca, Francesco, scoprendo che quel percorso non era esattamente attinente a quelle che erano le sue ambizioni. Tant’è che alla fine ha deciso: a monte gli studi e l’avvocatura e “vado a fare il gigolò“. Una battuta? Nient’affatto: oggi Francesco Mangiacapra si definisce tranquillamente un “lavoratore del sesso” (ma “anche prostituto va bene”), e guadagna come non avrebbe mai sperato di fare prima di questa scelta.

Il tariffario è di circa 150 euro a prestazione, per una ventina di minuti: praticamente in meno di mezz’ora guadagna quanto gli avrebbe garantito un intero mese a portare caffè e prodigarsi in altre “umilissime” mansioni nello studio legale del quale era praticante. E per quel che riguarda le implicazioni morali? Nessun imbarazzo: “Non esiste vera libertà senza libertà sessuale” afferma candidamente Francesco.

Rivendico il diritto di usare il mio corpo per lavorare, così come fanno già gli scaricatori di porto ed altre categorie“. Una rivendicazione sacrosanta verrebbe da dire, della quale Francesco – che lavora prevalentemente con clientela gay – svela anche il compromesso: “Meglio svendere il corpo che il cervello facendo fotocopie“.

Mi sentivo meno di niente in quel momento della mia vita […] Oggi mi sento una persona“. Realizzata? Forse non ancora pienamente, come ha spiegato lui stesso (“E’ un ripiego, certo: non sono orgoglioso di prostituirmi, ma questa attività mi ha reso indipendente”), ma comunque padrone della propria vità e libertà. Perché in fondo, paradossalmente rispetto a quanto vorrebbe il perbenismo imperante, la prostituzione corporale (se libera e non costretta) è infinitamente meno dannosa per la società, per la morale stessa e persino per la dignità della persona rispetto alla prostituzione intellettuale.

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