Manolo Blahnik, sommo creatore di scarpe folli, guro dei tacchi a spillo spregiudicati, celebrerà, con una mostra itinerante attraverso le città che predilige, i suoi 45 anni di carriera. Prima tappa Milano, un omaggio all’amato Made in Italy: “The art of shoes”, dedicata alle amiche Franca Sozzani e Anna Piaggi, è allestita a Palazzo Morando fino al 9 aprile 2017. La curatrice della mostra è Cristina Carrillo de Albornoz, prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con lo stesso Manolo Blahnik.
La scarpa Manolo Blahnik è una amalgama di arricciature, frange, riccioli, intrecci, nodi, laccetti, fibbie, trafori, nappe, ruches, bottoncini, schizzi cromatici ardui, materiali sontuosi, su un vertiginoso tacco a stiletto. L’ingrediente principe è il tocco geniale e visionario dello stilista spagnolo, la sua incredibile verve creativa, il suo senso dell’armonia e paradossalmente dell’equilibrio. Non sono scarpe, sono sculture.
Nato da madre spagnola e padre ceco il 27 novembre 1942 a La Palma, isola dell’arcipelago delle Canarie, Manolo è cresciuto in una piantagione di banane. I suoi genitori prevedevano per lui una carriera da diplomatico. Laureatosi in letteratura all’università di Ginevra nel 1965 si trasferì a Parigi nel 1968 per studiare arte all’École des Beaux-Arts lavorando contemporaneamente in un negozio vintage. Nel 1970 approda a Londra dove lavora come fotografo per il Sunday Times. In quell’ambiente entrò in contatto con lo star-system della moda: conobbe la stilista Paloma Picasso e il fotografo Eric Boman, incontrò a New York nel 1971, il direttore di Vogue, Diana Vreeland. In quegli anni Blahnik desiderava diventare uno stilista di abiti di teatro, dopo aver mostrato gli schizzi dei suoi lavori a Vreeland, lei lo convinse a concentrarsi sulle “divertenti piccole ‘cose’ ai piedi delle donne“. Manolo ascoltò il suo consiglio.
Manolo Blahnik principia la sua avventura da designer creando scarpe per Zapata, una boutique su Chelsea Old Church Street che, nel 1973 con un prestito di £ 2.000, Blahnik acquisterà, diventandone il proprietario. Dopo la prima collezione per Ossie Clarck, la carriera di Manolo si librò in volo, raggiungendo le passerelle dei più importanti stilisti del mondo: Yves Saint Laurent, Christian Dior, Calvin Klein, John Galliano e Michael Kors, per citarne alcuni. Dal 1978 la sua storia è densa di successi e soddisfazioni, nel 1987 il CFDA ( il Council of Fashion Designers of America) degli Stati Uniti gli assegna un premio speciale, nel 1992 Blahnik intraprende una collaborazione con lo stilista John Galliano creando le calzature per la sua etichetta, nel 2003 il Design Museum di Londra ospita una mostra personale, in occasione della quale viene pubblicato Drawings, volume che raccoglie i suoi bozzetti, nel 2008 riceve il Rodeo Drive Walk of Style Award a Los Angeles, nel 2009 viene insignito del premio Scarpetta d’Oro.
Le scarpe iconiche del brand Mary Jane vedono la luce nel 1994. I suoi bozzetti sono fonte di divinazione non solo nel settore della moda e della stampa specializzata.: nel 2000 un disegno di piccole dimensioni di Blahnik è stato battuto per 10 mila dollari a un’asta di beneficenza a New York. Nonostante l’enorme fama, le scarpe Manolo Blahnik non sono reperibili nei grandi centri commerciali: vende solo in piccoli circuiti, curati come i dettagli delle sue scarpe.
Celeberrima l’adorazione di Carrie Bradshaw, la protagonista della serie tivù “Sex and the city“: era solita ripetere che avrebbe tranquillamente potuto vivere dentro alle sue Manolo Blahnik, perchè care quanto un monolocale in affitto a New York, perchè praticamente sempre presenti ai suoi piedi.
La prima moglie di Mick Jagger, Bianca, nel 1977 fece il suo sensazionale ingresso presso la discoteca Studio 54, in sella a un cavallo bianco, indossando Manolo Blahnik, la principessa Diana le calzava nel 1994 alla Serpentine Gallery la notte in cui il principe Carlo ammise pubblicamente la sua infedeltà. Madonna ossequia Manolo sentenziando che le sue calzature sono gratificanti come il sesso e più durature. Attualmente ha disegnato più di trenta mila paia di scarpe.
“Le donne milanesi mi rendono orgoglioso” ha asserito il 74enne designer presentando la sua personale che, dopo la tappa meneghina, sarà allestita all’Hermitage di San Pietroburgo e poi a Praga, a Madrid e in Canada.
Per la mostra “The art of shoes” sono state selezionate 212 scarpe e 80 disegni realizzati in 46 anni di carriera, scelti dall’archivio privato dell’artista fra oltre 30 mila modelli: un percorso attentamente strutturato attraverso le sale settecentesche del palazzo, tra antiche vedute milanesi e atmosfere rococò. Gli 80 disegni rappresentano, attraverso la loro essenza, una riflessione individuale del lavoro del designer rivelando le sue passioni, le sue ispirazioni: l’architettura, l’arte, la letteratura e il cinema, la botanica, la cultura di paesi quali l’Italia, la Russia e la Spagna nonché la storia del XVIII secolo.
La mostra è divisa in sei sezioni che ripropongono i temi costanti e ricorrenti della carriera di Manolo Blahnik.
Nella prima sezione, intitolata Core, sono esposte le calzature dedicate a personaggi storici e contemporanei che hanno ispirato o avuto un ruolo cardine nella vita di Blahnik: da Alessandro Magno a Brigitte Bardot, sino a Anna Piaggi, leggendaria direttrice di Vogue Italia.
La seconda, Materiali, presenta una selezione di scarpe ove l’attenzione per il dettaglio, per la ricercatezza, per la ricchezza di materiali e colori raggiunge l’apice della maestria.
La terza sezione esalta la sua passione per l’arte e l’architettura, il modo in cui queste ispirano le sue “costruzioni”.
La quarta sezione, Gala, espone un’ antologia delle scarpe più estrose dello stilista evidenziando la sua ironia e creatività come le scarpe Marie Antoinette.
La quinta sezione è dedicata alla natura, all’amore per la botanica, evidente fin dalla prima collezione.
Nell’ultima sezione sono poste in rilievo le varie influenze geografiche e ambientali: qui sono presenti i modelli ispirati a Spagna, Italia, Africa, Russia, Inghilterra e Giappone.
Un caleidoscopio affascinante di forme e materiali, tra cuissard in tinte fluo e stivaletti con cascate di perline, pianelle ricamate e cinturini feticisti, decolleté scintillanti di cristalli e complessi intarsi di pelli e tessuti.
Manolo, un uomo che ha trasformato un’arte in mestiere, un uomo di sangue metà ceco e metà spagnolo, che si sente british e che pensa glamour.