Recuperare nel weekend il sonno perso nella settimana può essere utile a vivere più a lungo. A questa conclusione sono arrivati un team di scienziati svedesi, statunitensi ed italiani. L’esito delle loro ricerche è stato pubblicato all’interno del Journal of Sleep Research.
“La durata del sonno è un fattore importante per la longevità” ha commentato Torbjörn Åkerstedt, uno degli autori dello studio nonché professore e direttore dello Stress Research Institute presso l’Università di Stoccolma.
Stando ai dati conseguiti, le persone di età inferiore ai 65 anni che dormono per non più di 5 ore al giorno, avrebbero un tasso di mortalità più alto del 65% rispetto a chi dorme per circa 6-7 ore al dì. C’è però una dovuta precisazione di cui tener conto. Chi pur facendo le ore piccole, recupera nel weekend il sonno perso durante la settimana, di fatto azzera questo gap, annullando il maggior rischio di morte precoce.
Sarebbe però opportuno non eccedere nemmeno dal lato opposto. Chi si abbandona tra le braccia di Morfeo per più di 8 ore a notte, avrebbe un tasso di mortalità maggior del 25% rispetto a chi dorme per non più di 6 o 7 ore a notte.
Un altro aspetto interessante che emerge dallo studio, è che oltre i 65 anni questo legame tra longevità e durata del sonno viene a mancare. Secondo il professor Åkerstedt, ciò sarebbe giustificato dal fatto che in questa fascia di età si riscontrerebbe una minore necessità di dormire.
Secondo gli autori della presente ricerca, si deve quindi concludere che “i risultati implicano che il sonno breve (nei giorni feriali) non è un fattore di rischio per la mortalità, se è combinato con un sonno medio o lungo nel fine settimana. Ciò suggerisce che il sonno scarso nei giorni feriali può essere compensato durante il fine settimana, e che questo ha implicazioni per la mortalità”.