La corsa sfrenata dell’edilizia non conosce limiti né confini, e quando questi si presentano sotto forma di leggi per limitare l’impatto ambientale del fenomeno, spesso e volentieri le squadre di avvocati a disposizione delle grandi aziende riescono a trovare il cavillo necessario a continuare a cementare le bellezze naturali.
Di questo passo, si sapeva, prima o poi il conto sarebbe arrivato. E secondo quanto riferisce l’ISPRA, è salatissimo: il 20% delle coste italiane sarebbero infatti state completamente cancellate dal cemento: oltre 500 chilometri quadrati di spiagge soffocate dalle grigie colate del “progresso” (pari all’intera area costiera di tutta la Sardegna).
Il dato in questione è il risultato dello studio condotto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che ha messo in evidenza come sia stato cementato (“impermeabilizzato” è l’eufemismo utilizzato nel rapporto in questione) il 19,4% di suolo compreso tra 0 e 300 metri dalla costa, oltre al 16% del territorio compreso tra i 300 ed i 1000 metri dal mare. Nemmeno le aree protette sono riuscite a salvarsi dallo stupro del paesaggio: è infatti emerso che anche 34.000 ettari di aree protette abbiano dovuto soccombere al cemento, oltre al 9% delle zone a pericolosità idraulica ed al 5% dei fiumi e dei laghi presenti sul territorio italiano.
Stime da vero e proprio disastro ambientale, presentate questa mattina a Milano, presso i Frigoriferi milanesi di via Piranesi. La ricerca dell’ISPRA ha messo in luce un altro particolare inquietante, emerso dal confronto con il boom edilizio del primo dopoguerra: dagli anni ’50 ad oggi, il suolo “impermeabilizzato” dal cemento è aumentato del 158%, mentre la percentuale del territorio che ne subisce indirettamente le conseguenze, pur non essendo stato cementato, è stimata nel 50%.
Nella classifica delle regioni più interessate dal fenomeno spiccato Veneto e Lombardia, mentre quella che ha deturpato i maggiori tratti di costa è la Liguria, che ha cancellato il 40% delle proprie aree costiere seppellendole nel cemento. Sempre la Liguria detiene anche il triste primato per la regione che ha consumato più suolo entro 150 metri da corpi idrici e aree a pericolosità idraulica (30%).