Sta facendo discutere parecchio l’anatema di Umberto Eco sul mondo dei social network ed in particolare sul popolo del web. Senza alcun dubbio, la sua posizione e le sue affermazioni sono moto provocatorie e lo sono volutamente, al punto tale da “meritare” di essere riportate tal quali per evitare di alterarne il significato che è già parecchio pesante, soprattutto dal punto di vista di chi con i social ed il web ci lavora.
“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. E’ l’invasione degli imbecilli”
Se tali affermazioni fossero state fatte da uno sconosciuto non sarebbe di certo nata la polemica che imperversa in queste ore sul web, diventando uno dei topic più di tendenza e scatenando le ire dei surfer più accaniti e dei vari opinionisti virtuali che in parte si sono associati al pensiero dello scrittore filosofo, mentre la stragrande maggioranza ha inveito contro una delle affermazioni più banali e generaliste che possa aver fatto una figura di spicco del calibro di Eco.
Pier Luca Santoro, di fronte alle critiche pesanti mosse contro Umberto Eco, invita a guardare il video integrale dell’intervento fatto da Umberto Eco a Torino, certo del fatto che la stampa ed i giornalisti avessero estrapolato quanto più gli era comodo per suscitare interesse nei lettori.
Queste le parole di Santoro: “Emergono due cose di fondo: da un lato che la decontestualizzazione del discorso implica inevitabilmente fraintendimento ed infatti il ragionamento di Eco è di più ampio respiro, dall’altro lato non si può non rilevare come nonostante vi fossero numerosi giornalisti in aula è mancata qualsiasi buona pratica giornalistica, a cominciare dall’assenza di fact checking, e si sia preferito dare in pasto alla pancia delle persone una preda su cui avventarsi”
L’imbecillità 2.0, di cui tanto si sta parlando in relazione al mondo del web, è sicuramente uno spunto su cui riflettere. Quello che ha probabilmente deviato il senso dell’intervento è stata la generalizzazione: abbiamo più volte sottolineato gli aspetti negativi di questo strumento, come ha voluto lecitamente fare Eco, ma abbiamo anche molte volte messo in risalto quanto di buono c’è in questa rete che connette il mondo e che ha dato grandi possibilità all’umanità, opportunità anche legate alla propria conoscenza, approfondimento culturale ed alla diffusione di un pensiero intellettuale e di valore che non deve per forza passare dalle pagine di un libro per poter essere definito tale.