Tutto ha inizio con un’indagine e la successiva scoperta del Wall Street Journal. Google avrebbe nascosto ai suoi utenti un bug nel proprio software che ha messo a rischio per tre anni la riservatezza dei dati in possesso del colosso di Mountain View. Il bug è stato scoperto a marzo scorso, sul software di Google+.
Il bug di Google+
Il bug, scoperto a marzo dal colosso di Mountain View, ha messo a rischio la riservatezza dei dati di 500 mila utenti. Il problema al software ha reso pubbliche le informazioni presenti sui profili di mezzo milione di utenti: nomi, indirizzi email, data di nascita, sesso, residenza, stato civile e occupazione. Il bug ha dato libero accesso ai dati riservati a centinaia di app dal 2015 fino ad oggi.
La notizia non è trapelata nè tantomeno è stata comunicata agli utenti fino a questo momento a seguito dell’indagine giornalistica. Secondo il Wall Street Journal, la decisione di Google dipende da diverse motivazioni. In primo luogo, c’era l’intenzione di voler salvaguardare l’immagine dell’azienda. Secondo la redazione newyorkese, Google avrebbe anche voluto evitare di attirare l’attenzione delle autorità di regolamentazione al fine di evitare di fare la stessa fine di Facebook e, ancora prima, di Yahoo!
A sua difesa, l’azienda multinazionale comunica che ha scelto di non diffondere la notizia perché il bug è stato scoperto e il problema risolto. Inoltre, riferisce che quanto accaduto è avvenuto prima che entrassero in vigore le nuove leggi sulla privacy.
Intanto, per ridurre i danni, mentre il titolo crolla in borsa, Google fa sapere attraverso il web, che sta provvedendo alla chiusura del social Google+, e ha anticipato che sta introducendo nuovi strumenti per la privacy degli utenti. In questo modo, dovrebbe limitare agli sviluppatori la possibilità di accedere ai dati privati e limitare l’uso di informazioni.