Twitter: sotto la spada di Damocle di Musk, nuove policy contro la disinformazione

Sfiorata solo di striscio dalle dichiarazioni di Musk sullo smart working, Twitter ha ripreso l'iniziativa comunicando le nuove regole contro la disinformazione e tutte le sanzioni previste in merito a chi trasgredisce.

Twitter: sotto la spada di Damocle di Musk, nuove policy contro la disinformazione

Come sempre coinvolta, in un modo o nell’altro, dalle uscite dell’aspirante acquirente Elon Musk, la piattaforma social di Twitter non manca di pensare anche all’ordinaria amministrazione, e nello specifico ai tanti post che vengono condivisi in tempi di crisi, col proposito evitare il viralizzarsi della disinformazione. 

La prima notizia Twitteriana di questa coda settimanale parte, ancora una volta, da Elon Musk. Nelle scorse ore Apple. causa recrudescenza dei contagi da Covid-19, ha confermato ancora per qualche tempo il lavoro da remoto, rimandando il piano di transizione a quello ibrido che prevedeva comunque tre giorni fisicamente in ufficio. Musk ha commentato il tutto con un’illustrazione, su Twitter, facendo capire che, secondo lui, chi lavora da casa di distrae con troppe cose, producendo poco, e trascura il proprio aspetto. Ovviamente, la cosa non avrà mancato di preoccupare i dipendenti del social che vuol comprare, Twitter, posto che quest’ultimo ha loro riconosciuto (quanto meno a coloro che esprimono tale desiderio) la possibilità di lavorare per sempre da casa.

Passando alle cose concrete, considerando che ogni giorno anche altri utenti, oltre a Musk, condividono i loro tweet sulla piattaforma del canarino azzurro, il social acquartierato a San Francisco ha diramato il varo delle sue nuove policy per frenare la disinformazione durante le crisi internazionali. Si parte dal conflitto in Ucraina, mettendo a frutto quanto imparato con i casi delle crisi verificatesi in Afghanistan, India ed Etiopia, per poi includere in futuro altri tipi di crisi che minino “la vita, l’incolumità fisica, la salute o la sussistenza di base“.

Nello specifico, maggior visibilità sarà data ai post che siano basati su fonti pubblicamente disponibili, autorevoli, multiple e credibili: è il caso dei contenuti condivisi da giornalisti, dalle organizzazioni umanitarie, dai gruppi di monitoraggio dei conflitti, e dagli investigatori open source. Diversamente, saranno ritenuti falsi o tendenziosi i post che presentano false breaking news su fatti mai accaduti, quelli fuorvianti su atrocità di massa e crimini di guerra contro popolazioni specifiche, quelli che presentano fake news relative alla risposta internazionale, le false accuse in merito alle incursioni sulla sovranità nazionale e sull’uso della forza, e quelli che rappresentano erroneamente le condizioni sul campo durante l’evolversi di un conflitto. 

In questi casi, un po’ come si fa con i contenuti sensibili soggetti a etichette, i post non verranno cancellati – nell’ambito di un processo di preservazione della voce e delle registrazioni di eventi globali critici, ma saranno nascosti dietro avvisi, cliccando sui quali li si potrà ancora consultare. Agganciati agli avvisi, vi saranno altre conseguenze.

I contenuti soggetti agli avvisi di disinformazione non saranno amplificati e raccomandati oltremodo nella timeline, in Ricerca ed Esplora, per minimizzare il coinvolgimento degli utenti e, con lo stesso proposito, non sarà possibile commentarli, likkarli, e ricondividerli. Ricevendo due avvisi in 30 giorni, si incorrerà in 12 ore di sospensione dell’account, che saliranno a 7 giorni nel caso di tre o più avvisi. Da segnalare, infine, che le nuove policy non andranno a riguardare i post di fact–checking, la satira, le opinioni personali o l’aneddotica personale. 

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