Dopo alcune novità di carattere funzionale, si è tornati a parlare di Twitter in merito al suo confronto con l’ex acquirente Elon Musk, visto che la talpa Zatko è stata sentita presso il Senato americano, e visto che gli azioni del social hanno approvato l’accordo d’acquisto sottoscritto mesi fa da Elon Musk.
Di recente, l’ex responsabile della sicurezza di Twitter, Peiter Zatko, noto tra gli hacker come Mudge, ha depositato un esposto, presso il dipartimento di giustizia, la SEC (autorità di vigilanza della Borsa) e la FTC (autorità antitrust e di tutela dei consumatori) per denunciare il suo ex datore lavoro, con varie accuse, tra cui il pensare più al profitto che alla sicurezza, l’aver mentito alle autorità sull’identificazione e la rimozione di spam bot e account falsi (spesso usati per disinformazione eterodiretta), di non aver protetto adeguatamente i dati dei 238 milioni di utenti attivi al giorno (che potrebbero essere usati per tentativi di influenzamento nella vita reale, o per molestie), di condotta caotica, e di aver “violato l’accordo sulla protezione dei dati degli utenti firmato nel 2011“.
Nelle scorse ore, Zatko ha testimoniato davanti alla commissione giustizia del Senato degli Stati Uniti spiegando che Twitter ha palesato, durante la sua permanenza, carenze (che ha segnalato, vendendo sempre ignorato dall’attuale CEO Agrawal, all’epoca responsabile tecnologico del canarino azzurro) per le quali sarebbe stata in pericolo la sicurezza nazionale (basti pensare al rifiuto di indagare sulle migliaia di attacchi hacker falliti che si verificavano quotidianamente, o all’aver sul libro paga spie governative cinesi e indiane).
Non sono mancati riferimenti al fatto gli ingegneri (circa 4.000 dipendenti) della società avrebbero un “accesso ampio e in gran parte illimitato” a questi dati: ciò, unito al fatto che Twitter non registra adeguatamente o monitora da vicino l’accesso dei dipendenti, ha reso difficile associare quale dipendente (magari una spia) abbia avuto accesso a quali dati, anche tenuto conto dell’ampia varietà di questi ultimi che la piattaforma raccoglie (indirizzi mail attuali e passati, IP di collegamento attuali e passati, lingua, browser e dispositivi usati per collegarsi al social, numeri di telefono, etc) quasi senza comprenderne la portata (es. che chi abbia accesso a tali dati potrebbe essere appetibile per l’intelligence straniera).
Intanto, secondo quando riporta Bloomberg, presso Twitter ci sono state due importanti votazioni operate in riunione dagli azionisti della piattaforma: questi ultimi, secondo una ripartizione dei voti che emergerà solo col deposito presso la SEC dei documenti delle votazioni, hanno approvato l’accordo di acquisizione da parte di Elon Musk per 44 miliardi di dollari (54.20 dollari ad azione) e la proposta sul come ricompensare i dirigenti del canarino azzurro al termine delle operazioni di fusione. Ora, quindi, il tutto passa nelle mani della corte del Delaware presso cui il 17 Ottobre si sfideranno gli avvocati di Twitter e del miliardario di origini sudafricane, CEO di Tesla e Space X.