Twitter: le prime prese di posizioni dopo il passaggio a Musk, libertà di parola, fuga di utenti

Continua a far discutere l'ormai sicuro passaggio di Twitter sotto il controllo di Elon Musk di Tesla, con prese di posizione di varie figure importanti, i primi dubbi di dipendenti e i timori degli utenti.

Twitter: le prime prese di posizioni dopo il passaggio a Musk, libertà di parola, fuga di utenti

Da qualche giorno è ufficiale che Twitter passerà nelle mani di Elon Musk di Tesla, per una cifra intorno ai 44 miliardi di dollari e, anche se la parola finale andrà detta dalle autorità di controllo del mercato, ormai l’operazione è data per fatta e, di conseguenza, si sono moltiplicate le prese di posizione nei riguardi del repentino esito della vicenda. 

La prima novità da quando il CdA di Twitter si è convinto ad accettare la proposta di acquisizione di Elon Musk riguarda una nuova presa di posizione da parte dell’ex CEO e co-fondatore Jack Dorsey. L’attuale leader della cripto-azienda Block ha spiegato che, ai suoi tempi, Twitter apparteneva a Wall Street e al modello pubblicitario e che, quindi, sottrarlo a ciò è stato il primo passo corretto. D’altro canto, non crede che qualcuno dovrebbe possedere o gestire Twitter come un’azienda, dacché dovrebbe essere “un bene pubblico a livello di protocollo“. Se, però, ciò deve accadere, lui tenderebbe a fidarsi di Musk visto che il suo proposito “di rendere la piattaforma massimamente affidabile e ampiamente inclusiva è quello giusto“.

Non è ancora noto il punto di vista dell’attuale CEO, Parag Agrawal, anche se non promette bene il fatto che la società di ricerca Equilar abbia incominciato a calcolare quanto prenderebbe Agrawal nel caso venisse licenziato entro 12 mesi dall’acquisizione: nello specifico, tenendo conto di un anno di stipendio e della maturazione accelerata dei premi azionari, il giovane dirigente di origini indiane potrebbe lasciare Twitter con in tasca ben 42 milioni di dollari

Musk, secondo quanto dichiara TechCrunch, non ha mai avuto un buon rapporto con i dipendenti di Tesla, sia quando ha ignorato le loro preoccupazioni per il ritorno in ufficio in piena pandemia, che quando ha affrontato le critiche per le condizioni di sicurezza sul lavoro. scontando anche alcune cause per discriminazione razziale (con condanna a pagare 137 milioni di dollari verso un ex dipendente nero). Normale, quindi, che molti dipendenti di Twitter siano preoccupati dalla sua acquisizione, anche se il CEO attuale li ha rassicurati spiegando che al momento non sono previsti licenziamenti. Prevenire, però, è meglio che curare e, quindi, secondo Bloomberg, per evitare che qualche dipendente sabotasse la piattaforma, è stato bloccato il codice sorgente della stessa, per scongiurare modifiche non autorizzate (che, ad oggi, devono tutte passare per il placet di un vicepresidente). 

Intanto, il deus ex machina di Tesla e Space X è tornato a twittare sul tema della libertà di parola e della censura, spiegando che per lui la libertà di parola è ciò che stabilisce la legge (che, però, varia di contesto nazionale in contesto nazionale, come nel caso dell’Europa, che ad esempio ha il Digital Services Act con lo scopo di arginare la disinformazione), mentre la censura è spingersi oltre la legge: nell’eventualità che qualcuno desideri meno libertà di parola su Twitter, non dovrà far altro che chiedere al governo leggi più restrittive della stessa. 

Quel che è sicuro è che in molti di sono preoccupati per la sua discesa in campo, come dimostrato dal rinvigorirsi di diverse microsocial anche di estrazione diversa: nelle scorse ore, infatti, Mastodon, il social decentralizzato che non profila gli utenti e che affida alla sua community la responsabilità della gestione, ha comunicato d’aver notato un inconsueto picco di iscrizioni, mentre nell’App Store a guidare la classifica delle app più scaricate risulta essere addirittura il social ultra-conservatore Truth, fondato dall’ex presidente USA Donald Trump. 

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