Anche Twitter, il principale social avversario di Facebook, ha spesso problemi con la privacy e, proprio in merito, ha comunicato di aver risolto una pericolosa falla di sicurezza: in più, dal quartier generale di San Francisco, oltra alla candidatura verso una nuova emoji, è giunta anche la comunicazione di alcune contromisure volte a fronteggiare i deepfake.
In pieno periodo natalizio, un programmatore – Ibrahim Balic – segnalò come, sfruttando un bug – fosse riuscito ad associare a dei nomi utente qualcosa come 17 milioni di numeri di telefono generati e sequenziati casualmente: da quel momento, Twitter ha condotto le proprie indagini e, nelle scorse ore, in merito, ha riferito d’aver sospeso diversi account falsi che, operando a livello di API, cioè dell’interfaccia di programmazione dell’applicazione, e sfruttando la feature che permette ai neo-iscritti di farsi trovare da chi avesse già il proprio numero di telefono, avevano associato quest’ultimi agli username, violando la privacy di svariati iscritti.
Il social ha aggiunto, scusandosi, di aver risolto il problema intervenendo nell’endpoint della feature buggata, di modo che – ad una precisa interrogazione – le query non restituiscano più precisi nomi utente: secondo quanto riferito, gli account sospesi erano riconducibili a IP focalizzati in Malesia, Israele, e Iran, probabilmente gestiti da hacker al soldo di stati sovrani ma, in ogni caso, non è stato quantificato il numero delle vittime di questo problema, che – però – non dovrebbe aver riguardato gli iscritti europei, posto che – dopo il varo del GDPR per la tutela dei dati personali – la funzione “Consenti agli utenti che hanno il tuo numero di trovarti su Twitter” risulterebbe deflaggata per default.
Assieme alla risoluzione del precedente problema, Twitter ha annunciato che, a partire dal prossimo 5 Marzo, scatteranno delle contromisure verso i media manipolati presentati nei tweet: nello specifico, questi ultimi saranno analizzati onde valutare se all’informazione visiva sia stato aggiunto o tolto qualche dato, e se la sua condivisione in un particolare contesto potrebbe ingannare le persone, o destare incomprensioni o confusione. In tal caso, i contenuti saranno etichettati onde fornire informazioni di approfondimento e contesto e, con la speranza che se ne riduca al visibilità, ogni volta che qualcuno si accingerà a twittarli o ricondividerli, riceverà un particolare avviso. In più, nell’eventualità che un contenuto manipolato possa mettere in pericolo l’incolumità fisica, la privacy o la libertà d’espressione di una persona o di un gruppo, o causare financo disordini civili e violenze di massa, si procederà addirittura alla sua rimozione.
Infine, il CEO di Twitter, Jack Dorsey, proprietario anche della piattaforma di pagamenti elettronici Square, ha annunciato, con relativo tag/invito all’Unicode Consortium, che ogni volta che verrà pubblicato un contenuto inerente, contrassegnato con gli hashtag #BTC o #Bitcoin, accanto ad essi comparirà l’icona del Bitcoin.