Trump cancella la censura dei post sui social: via le pressioni del governo

Il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che impedisce al governo degli Stati Uniti di esercitare pressioni sui social media per censurare i post degli utenti.

Trump cancella la censura dei post sui social: via le pressioni del governo

Il 20 gennaio 2025, Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che vieta al governo federale degli Stati Uniti di esercitare pressioni sui social network per rimuovere i post degli utenti, definendo l’azione una misura fondamentale per proteggere la libertà di espressione nel paese. Con questa mossa, Trump intende porre fine a quella che considera una “cesura federale” da parte dell’amministrazione precedente, accusando Joe Biden di aver abusato del potere governativo per censurare contenuti sui social media.

La decisione arriva subito dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca, con l’obiettivo dichiarato di ripristinare i diritti costituzionali degli americani riguardo alla libertà di parola. Nel suo discorso, Trump ha dichiarato che il suo ordine esecutivo impedisce ogni azione da parte di funzionari federali che possa “violentemente limitare la libertà di parola” degli americani.

In aggiunta, l’ordine sollecita il procuratore generale a indagare sugli sforzi compiuti dall’amministrazione Biden per limitare la libertà di espressione e per esercitare pressioni su piattaforme come Meta (Facebook e Instagram) al fine di rimuovere contenuti che non si allineano con la narrativa ufficiale del governo. Secondo Trump, l’operato del suo predecessore aveva spesso sfruttato il concetto di “disinformazione” come pretesto per limitare il dibattito pubblico su temi di rilevanza nazionale. La politica di Biden nei confronti dei social network aveva suscitato molte critiche, specialmente da parte dei sostenitori del movimento conservatore. In particolare, il coinvolgimento diretto del governo nella moderazione dei contenuti durante la pandemia di Covid-19 e in relazione alle elezioni presidenziali del 2020 aveva sollevato preoccupazioni riguardo alla censura di opinioni politiche divergenti.

La risposta alle teorie del complotto e la gestione delle informazioni false erano diventati temi di dibattito acceso, con il governo Biden che aveva spinto affinché piattaforme come Facebook e Twitter (oggi X) prendessero provvedimenti contro disinformazione e discorsi nocivi. L’ordine di Trump ha immediatamente diviso l’opinione pubblica.

Se da un lato molti conservatori vedono questa azione come una vittoria per la libertà di espressione, con l’obiettivo di impedire un “conflitto di interessi” tra governo e big tech, dall’altro alcuni esperti di disinformazione e di sicurezza ritengono che questa mossa possa avere conseguenze negative. Nina Jankowicz, CEO dell’American Sunlight Project, ha avvertito che la limitazione delle politiche contro la disinformazione potrebbe alimentare la diffusione di teorie del complotto, minando ulteriormente la stabilità sociale e politica negli Stati Uniti.

Altri esperti, come John Wihbey, professor di innovazione nei media alla Northeastern University, hanno sottolineato che la separazione tra governo e piattaforme potrebbe ostacolare la cooperazione su questioni di sicurezza nazionale, come la lotta contro il terrorismo o la protezione dei dati sensibili. 

La reazione dei giganti dei social media, come Meta, non si è fatta attendere. Durante l’amministrazione Biden, il CEO Mark Zuckerberg aveva pubblicamente dichiarato che il governo degli Stati Uniti esercitava una pressione costante su Meta per rimuovere contenuti, in nome della lotta alla disinformazione. Tuttavia, l’approvazione di questa nuova direttiva solleva il dubbio su come le piattaforme di social media risponderanno. Le aziende potrebbero trovarsi ora a dover bilanciare la necessità di proteggere la libertà di espressione, pur mantenendo il controllo sui contenuti che minacciano la sicurezza pubblica, come nel caso di contenuti estremisti o fraudolenti.

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