Tracciamento posizione utenti, Google viene querelata

Da anni ormai, la spinosa questione della violazione della privacy è parte integrante del panorama del mondo della tecnologia e Google ne è il patriarca, dato che di recente sono venute alla luce nuove e sconcertanti verità.

Tracciamento posizione utenti, Google viene querelata

Nel mondo di oggi, tutti gradiscono avere la propria privacy quando navigano in internet, quando si fanno dei selfie, o semplicemente quando si trovano in un luogo, ma il più delle volte non si è mai da soli.

La violazione di questo diritto, per legge, impone sanzioni penali ed anche risarcimenti, ove ci sia ammissione o prova di colpa. Con l’avvento dei dispositivi eletronici e l’avanzare delle tecnologie di geolocalizzazione, si è sempre sotto stretta osservazione da parte delle grandi multinazionali. 

Di recente, uno dei casi più eclatanti è quello di Google, nota multinazionale per l’accesso ad internet e la ricerca di pagine web, la quale ha creato non poco scalpore ed ha portato anche a querele.

La notizia

Lo scorso 13 agosto, da una indagine dell’Associated Press, è emerso che Google, nonostante permetta agli utenti di disattivare l’accesso alla posizione, e quindi la geolocalizzazione, tiene comunque traccia degli spostamenti di questi ultimi.

Questa cosa mette in una posizione scomoda la nota multinazionale, la quale è stata querelata da un cittadino della California, un certo Napoleon Patacsil, proprio per aver violato la privacy che vige nel succitato stato. Patacsil si è rivolto alla corte federale di San Francisco, con la richiesta di avviare una azione legale contro Google.

La querela presenta un punto molto interessante, seppur considerato da molti blando, ossia la violazione del diritto ad una Ragionevole aspettativa alla privacy, abusando della fiducia degli utenti, dato il fatto che, tra le opzioni di Google, c’è proprio il disattivare la condivisione della posizione dell’utente.

Il problema però è molto più che una questione meramente etica, bensì è anche una questione giuridico-legale dato che il tribunale dovrà vagliare l’ipotesi che Google non abbia riportato informazioni su diverse pagine web per ottenere un consenso informato da parte degli utenti, oppure se la corte riterrà che gli utenti non abbiano avuto facile accesso a queste informazioni e, quindi, l’azione legale potrebbe estendersi oltre i confini californiani ed abbracciare tutti gli Stati Uniti d’America, se non addirittura arrivare oltre oceano.

Non sono tardate le azioni di alcuni attivisti di Electronic Privacy Informtion Center, i quali, rivoltisi alla Federal Trade Commission, chiedono di aprire delle indagini su Google, con l’accusa di aver violato un patto stipulato nel 2011, il quale obbligava, chiaramente, Google al non uso di tattiche ingannevoli per violare la privacy degli utenti.

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