TikTok bandito in Albania per un anno dopo la scomparsa di un adolescente: un’analisi del caso

Il governo albanese ha deciso di vietare TikTok per un anno, in risposta alla scomparsa di un quattordicenne a seguito di un litigio alimentato dalla piattaforma, sollevando il dibattito sulla responsabilità dei social media nella vita dei giovani.

TikTok bandito in Albania per un anno dopo la scomparsa di un adolescente: un’analisi del caso

Nel novembre 2024, l’Albania è stata scossa da un increscioso episodio che ha coinvolto la  scomparsa di un adolescente di 14 anni, Martin Cani, venuto a mancare per le coltellate da un compagno di scuola a Tirana. Secondo le ricostruzioni, la lite tra i due ragazzi sarebbe iniziata su TikTok, una delle piattaforme social più popolari tra i giovani. Questo evento ha portato il governo albanese a prendere una decisione drastica: il divieto di TikTok nel paese per un anno. Ma quali sono i dettagli di questa vicenda, e come si inserisce nel dibattito globale sull’influenza dei social media? 

La disgrazia che ha scatenato il dibattito pubblico ha avuto luogo a breve distanza dalla scuola frequentata dalle vittime. La lite, inizialmente scatenata da una discussione online, è culminata in un’aggressione mortale. Dopo la scomparsa del giovane, sono emersi su TikTok video in cui altri adolescenti esprimevano sostegno per l’offensore e per l’abuso, alimentando ulteriormente la preoccupazione del governo albanese. A seguito di consultazioni con gruppi di genitori e insegnanti, oltre il 90% dei partecipanti ha richiesto la chiusura della piattaforma, portando così alla decisione di vietare TikTok per un anno.

Il primo ministro Edi Rama ha commentato la situazione, definendo il social network come una “prigione” per i giovani, che, secondo lui, sono facilmente influenzabili da contenuti violenti e negativi. Il caso albanese si inserisce in un dibattito sempre più ampio sull’influsso dei social media sulla vita dei minori. Paesi come Australia, Belgio, Francia e Germania hanno già introdotto misure severe contro l’uso di queste piattaforme da parte dei giovani, preoccupati per i rischi legati alla salute mentale e al benessere fisico.

La crescente consapevolezza sugli effetti negativi di piattaforme come TikTok ha spinto alcuni governi a prendere provvedimenti per proteggere le nuove generazioni da contenuti dannosi. Il governo albanese ha giustificato la sua decisione non solo con il caso di Martin Cani, ma anche con la necessità di rafforzare la sicurezza nelle scuole. Il divieto di TikTok è parte di un piano più ampio, che mira a contrastare la violenza tra i giovani e a tutelare la loro salute psicologica. TikTok, dal canto suo, ha dichiarato di non avere prove che il malcapitato o l’offensore possedessero un account sulla piattaforma.

Inoltre, ha sottolineato che i contenuti violenti che hanno circolato non erano stati pubblicati su TikTok, ma su altre piattaforme. L’azienda ha annunciato l’intenzione di chiarire la situazione con il governo albanese e ha ribadito il suo impegno nel garantire la sicurezza degli utenti. Nonostante le dichiarazioni di TikTok, il divieto solleva dubbi riguardo alla sua efficacia pratica. In paesi come l’India, dove TikTok è stato bandito dal 2020, gli utenti sono riusciti ad aggirare il blocco utilizzando reti private virtuali (VPN).

In Albania, non è chiaro come le autorità affronteranno questo problema, e la possibilità che l’uso di TikTok continui attraverso VPN è concreta. Il caso albanese solleva interrogativi anche a livello globale. Se da una parte il governo albanese ha preso una posizione ferma contro la crudeltà sui social media, dall’altra si pone il problema di come applicare in modo efficace un divieto a una piattaforma così popolare. Le modalità con cui TikTok sarà bloccato, e la possibilità che i giovani trovino modi per aggirare la restrizione, sono questioni cruciali che dovranno essere affrontate.

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