Gli ultimi tempi si sono rivelati colmi di novità sorprendenti per Twitter, e non solo a livello funzionale, con continue tempeste sul versante della dirigenza e dell’assetto azionario, che potrebbero non essersi ancora concluse.
Quando nel 2020 il fondo Elliott Management Corporation raggranellò circa il 4% dell’azionariato di Twitter, investendo 1 miliardo di dollari, l’allora CEO Jack Dorsey venne messo in discussione, visto che, essendo anche proprietario e CEO di Square, ora Block, avrebbe potuto distrarsi dalla direzione del microblog del canarino azzurro. Si giunse a una situazione di compromesso, con lo stabilirsi di obiettivi da raggiungere che, alla lunga, sono valsi come pressione, portando Dorsey alle dimissioni in favore dell’attuale CEO, Parag Agrawal che, però, potrebbe non restare in sella così a lungo come si pensava.
Di recente, Elon Musk ha comprato, per quasi 3 miliardi di dollari, il 9.2% di azioni, dopo che il valore del social era sceso a causa di alcune sue dichiarazioni in merito alla libertà d’espressione sulla piattaforma: alla proposta di sedere nel CdA, Musk (ad oggi il maggior azionista singolo dell’azienda), ha risposto con un “no grazie“, tenendosi – secondo alcuni – le mani libere per un’ulteriore scalata, posto che accettando l’incarico propostogli avrebbe dovuto fermarsi intorno al 14%.
La previsione in questione si è rivelata esatta nelle scorse ore, quando Musk ha inviato alla SEC, l’autorità di vigilanza della Borsa amerticana (una sorta di Consob d’oltreoceano) una documentazione al cui interno è riportato il contenuto di una missiva indirizzata a Bret Taylor, programmatore, imprenditore e attuale presidente del consiglio d’amministrazione di Twitter.
Nella missiva, Musk ha ufficializzato la sua proposta di comprare il 100% di Twitter, rendendola una società privata, pagando in contanti ogni azione 54.20 dollari, con un premio del +54% rispetto al valore delle azioni di Twitter fissato il giorno prima che lui vi investisse, e del +38% rispetto al giorno prima di quanto il suo investimento è stato reso pubblico.
La motivazione addotta per la proposta, che appare essere a dir poco ultimativa (“La mia offerta è la mia migliore e ultima e se non viene accettata dovrò riconsiderare la mia posizione come azionista“), era che Musk si è reso conto che, nella sua forma attuale, Twitter non potrà assolvere alla sua mission, che è quella di contribuire alla libertà d’espressione, un paradigma essenziale per una democrazia moderna.
Nell’iter che separa Musk dal controllo di Twitter, il giovane imprenditore dovrà affrontare anche le “secche” di una class action posto che, invece di fornire il 24 Marzo scorso alla SEC tutta la documentazione relativa al suo primo investimento, lo avrebbe fatto con 11 giorni di ritardo, solo il 4 Aprile dopo.