Per il 60% degli italiani, scaricare illegalmente files da internet non costituisce un reato. E’ questo quanto emerge da uno studio al quale ha partecipato l’Osservatorio Politico Nazionale, che ha utilizzato i dati raccolti da Lorien Consulting per comprendere l’orientamento di pensiero degli italiani riguardo al rispetto della cosiddetta “proprietà intellettuale” delle opere. La ricerca è stata presentata da Business Software Alliance, ed ha messo in evidenza come, in Italia, la paternità di un’opera-ed i relativi diritti dell’autore su di essa-spesso non vengano in alcun modo considerati.
Il sondaggio in questione è stato fatto su un campione di 1.000 persone, e solo il 14% di queste ha affermato di considerare la pirateria informatica come un reato perseguibile dalla legge. Il 31% degli intervistati ha ammesso di aver scaricato illegalmente qualche file da internet (contenuti multimediali, softwares, tracce audio, e-books e quant’altro) almeno una volta nella vita. Il 9% del totale si è invece rifiutato di rispondere alla domanda (pertanto, la percentuale di chi si è macchiato del reato di “pirateria informatica” potrebbe potenzialmente schizzare al 40%). Tra le motivazioni più comuni per giustificare questa pratica, c’è il fatto che scaricare illegalmente files da internet sia “il modo più facile e più comodo” per accedere a quei contenuti (58% degli intervistati).
Solo il 23% riferisce invece di dedicarsi alla pirateria informatica perché “i prodotti regolarmente in vendita costano troppo”, mentre un risicato 4% del campione assicura che “tanto non si rischia nulla”. Insomma, sarebbe un miscuglio di “praticità, risparmio economico e sicurezza di impunità” la ragione che porta ogni anno un gran numero di italiani a commettere atti di pirateria informatica. I risultati del sondaggio sono stati commentati da Simonetta Moreschini, Presidente di BSA Italia, che ha parlato così del problema: “Questi dati ci dicono che si deve fare ancora molto per modificare una cultura condivisa, che purtroppo è ancora lontana dal considerare la legalità nell’utilizzo del software un bene sociale, ed un moltiplicatore di sviluppo economico”.
Insomma, se si ruba una mela da un banco di frutta, e si viene scoperti, spesso si prova vergogna. Questo perché la mela è lì, è concreta, la si può toccare; così come incredibilmente concreti sono il venditore a due metri di distanza, e gli sguardi di biasimo da parte dei passanti. Ma se si scaricano illegalmente una canzone, o un racconto, non si avranno direttamente addosso gli sguardi degli artisti truffati, né tantomeno le occhiate indignate degli altri utenti di internet. Anzi, se lo farete, il 60% degli italiani vi rassicurerà: “Tranquillo, è tutto normale!”. Con buona pace di chi ha creato l’opera, dei suoi sforzi per renderla apprezzabile e della tanto vituperata proprietà intellettuale.