Le nostre vite sono sempre più pervase dall’utilizzo massiccio della tecnologia e dall’accesso costante alla rete. Una mole sempre maggiore di documenti e materiale digitale di ogni genere (pensiamo alle foto o ai video) relativi ai nostri account è conservato in server sparsi per il pianeta. Il nuovo stile di vita a cui tutti siamo ormai abituati sta creando però non pochi grattacapi a notai ed esperti di diritto che sempre più spesso si trovano a dover gestire la cosiddetta “eredità digitale“.
Per discutere di questa crescente problematica, presso l’Università Luigi Bocconi di Milano, il Consiglio Nazionale del Notariato in collaborazione con lo stesso ateneo ha organizzato un convegno dal titolo “Identità ed eredità digitali. Stato dell’arte e possibili soluzioni al servizio del cittadino“. Un’occasione per tentare di far luce su un argomento spinoso e di non facile soluzione. All’evento hanno preso parte anche dei rappresentati di Google e Microsoft a testimonianza di quanto l’eredità digitale risulti un problema sentito anche da molti colossi della rete.
Secondo un recente sondaggio condotto da McAfee nel luglio scorso, il valore dei dati che immettiamo in rete tende a crescere sempre più ed ha già raggiunto un valore di circa 35.000 dollari per ogni singolo navigatore. Un valore calcolato tenendo conto dei ricordi personali (foto e video), delle informazioni sanitarie o finanziarie, quelle di natura professionale ed infine quelle legate ad hobby ed interessi di varia natura.
In occasione di un decesso, soprattutto se la dipartita è prematura, spesso sorgono problematiche di varia natura in fase di attribuzione dell’eredità agli aventi diritto. Le maggiori difficoltà si riscontrano nell’avere accesso agli account della persona scomparsa per la mancata conoscenza delle password e nell’individuazione della corretta giurisdizione applicabile, dal momento che la stragrande maggioranza dei servizi utilizzati sono gestiti da società operanti all’estero.
Al convegno hanno preso parte anche il prof. Stefano Rodotà (che in più occasioni si è occupato dell’argomento) e Tom Smedinghoff, della American Bar Association, ritenuto il massimo esperto mondiale in materia. Tra le soluzioni individuate vi è la creazione di un sistema di risoluzione delle controversie pensato su misura per questa tipologia di situazioni al quale parteciperebbero da un lato le aziende e dall’altro i professionisti del settore evitando di ricorrere inutilmente ai tradizionali fori giuridici.