Meta: pubblicità su Threads, post sull’aborto rimossi da Facebook e Instagram

Meta lancia la pubblicità su Threads con un test in USA e Giappone, mentre le recenti rimozioni di contenuti sui farmaci abortivi sollevano preoccupazioni sulla gestione della moderazione e della libertà di espressione.

Meta: pubblicità su Threads, post sull’aborto rimossi da Facebook e Instagram

Meta ha recentemente avviato due iniziative significative che stanno attirando l’attenzione del pubblico e dei media. Da un lato, la compagnia sta testando la pubblicità su Threads, una mossa che segna il debutto della monetizzazione sulla sua nuova piattaforma social. Dall’altro, una controversa rimozione di contenuti legati ai farmaci abortivi ha sollevato dubbi sulla gestione della moderazione dei contenuti, in particolare nel contesto della salute riproduttiva. Entrambi i casi pongono interrogativi sulle politiche di Meta e sul bilanciamento tra le esigenze economiche e la responsabilità sociale della piattaforma.

Meta testa la pubblicità su Threads: si parte in USA e Giappone

Meta ha dato il via a una fase sperimentale per introdurre pubblicità sulla sua piattaforma Threads, coinvolgendo un gruppo limitato di brand in mercati selezionati come Stati Uniti e Giappone. Adam Mosseri, responsabile di Instagram, ha confermato che gli annunci saranno mostrati in forma di immagini posizionate tra i post del feed principale, segnando il debutto della monetizzazione su Threads.

Questa novità, già anticipata da Mosseri ad aprile, mira a sfruttare l’esperienza accumulata da Meta nell’advertising su piattaforme consolidate come Instagram e Facebook. Gli annunci saranno personalizzati utilizzando i dati degli utenti di Threads e Instagram, come attività, interazioni con i post, indirizzo e-mail associato e utilizzo di altre tecnologie di Meta. Nonostante queste integrazioni, l’azienda ha assicurato che gli utenti avranno a disposizione opzioni per gestire l’esperienza pubblicitaria, tra cui la possibilità di nascondere o segnalare gli annunci e personalizzarli tramite il centro account.

Secondo Mosseri, l’introduzione degli annunci avverrà in modo graduale:Monitoreremo attentamente i risultati di questo test iniziale prima di espandere la funzionalità a un pubblico più ampio.

Per ora, il numero di brand coinvolti rimane limitato, ma il progetto rappresenta un passo cruciale per la monetizzazione di Threads, che finora era rimasta priva di contenuti sponsorizzati. L’iniziativa riflette la strategia di Meta di rendere Threads un social economicamente sostenibile, senza però sacrificare completamente l’esperienza utente. Tuttavia, il tema della privacy e l’utilizzo dei dati personali restano al centro del dibattito, considerando che le piattaforme del gruppo Meta sono state spesso criticate per il modo in cui gestiscono le informazioni degli utenti.

Con questa mossa, Meta cerca di posizionare Threads come una piattaforma redditizia, seguendo un approccio simile a quello già adottato su Instagram e Facebook. Il successo di questa strategia dipenderà dalla capacità di bilanciare la necessità di monetizzare il social con il mantenimento di un’esperienza piacevole per gli utenti, che potrebbero essere riluttanti di fronte a un aumento del numero di annunci nel loro feed. 

Effetto Trump: Meta rimuove contenuti sui farmaci abortivi

Il caso delle rimozioni dei post relativi ai farmaci abortivi su Meta sta suscitando una crescente preoccupazione, con indagini in corso da parte del New York Times. Diverse piattaforme social di proprietà di Meta, tra cui Facebook e Instagram, hanno recentemente bloccato o rimosso contenuti di organizzazioni come Aid Access, Women Help Women e Just the Pill, noti fornitori di pillole abortive. Questi provvedimenti hanno suscitato dibattiti intensi, in particolare considerando la delicatezza dell’argomento e le implicazioni sulla salute delle persone coinvolte.

Secondo Meta, la rimozione di questi post è dovuta a un’applicazione “eccessiva delle regole aziendali, che vietano la vendita di farmaci senza certificazione. Tuttavia, le organizzazioni che operano nel settore della salute riproduttiva sostengono che la limitazione dell’accesso a informazioni cruciali sta ostacolando la possibilità per molte persone di ricevere assistenza sanitaria in un momento delicato. Questo è un tema che solleva interrogativi sulla responsabilità di Meta nel bilanciare la moderazione dei contenuti con il diritto degli utenti a ottenere informazioni vitali per la propria salute.

Le preoccupazioni riguardo alla gestione di questi contenuti non sono nuove. Infatti, la controversia si inserisce in un contesto più ampio che riguarda la gestione dei temi legati all’aborto da parte delle piattaforme social. Nel 2022, con l’annullamento della storica sentenza Roe contro Wade, che garantiva il diritto all’aborto a livello federale, il controllo è stato delegato ai singoli stati. Da allora, è stato registrato un netto aumento nella rimozione dei contenuti relativi all’aborto, e molti utenti si sono trovati a fronteggiare una maggiore difficoltà nell’accedere a informazioni sul tema. In questo contesto, la coincidenza del momento con l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca non è passata inosservata. Sebbene Trump non abbia mai preso una posizione chiara e definitiva sul diritto all’aborto, la sua retoricapro-vita” ha sicuramente influito sulle politiche legate alla salute riproduttiva in America. Le piattaforme come Meta sono state spesso al centro di accuse di censura, soprattutto riguardo a contenuti legati a tematiche politiche e sociali sensibili. La gestione delle rimozioni di contenuti da parte di Meta potrebbe, quindi, rivelarsi problematica non solo per le sue implicazioni politiche ma anche per il suo impatto sulla fiducia degli utenti. L’azienda ha promesso di ridurre gli errori di moderazione e migliorare la comunicazione con gli utenti, ma la percezione che alcune voci vengano silenziate potrebbe minare la credibilità della piattaforma. Questo è un momento cruciale per Meta, che dovrà affrontare la sfida di garantire un equilibrio tra moderazione dei contenuti e diritto all’informazione, senza compromettere la libertà di espressione e la fiducia dei suoi utenti. 

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